In Italia il dibattito è aperto, in molti spingono sull’edilizia scolastica come driver di sviluppo di breve e lungo periodo

New Bauhaus, Next Generation e Mies Award: l’Europa rilancia l’architettura

Francesco Fantera, PPAN
10. marzo 2021
Il Parlamento Europeo ©Leonardo1982

Esempio calzante arriva dalle pagine del quarto rapporto OICE sul BIM, pubblicato a inizio marzo. Fra i tanti spunti di rilievo, emerge come ad una crescita del numero di procedure sotto il profilo quantitativo (+17,2% su base annua), faccia da sponda il boom qualitativo, con un +140% del valore dei cosiddetti bandi BIM nel giro di 12 mesi (gare per un totale di 711 milioni di euro, il 30% di tutto il mercato). E non si tratta solo di un effetto di quanto stabilito con il decreto 560/2017, che scandisce le tappe del processo di adozione del Building Information Modeling da parte della PA andando ad indicare, anno per anno, le soglie economiche al di sopra delle quali diventa obbligatorio l’utilizzo del BIM. Ma la parola digitalizzazione significa anche gemello digitale e gestione dell’intero ciclo di vita dell’opera (in questo senso si parla di 7D). E come tutti i cambiamenti, si tratta di un fenomeno che porta con sé molte opportunità per creare nuovi ponti con il contesto internazionale.

Digitalizzazione e bellezza. La linea è quella del “New European Bauhaus” (NEB) presentato anche ai professionisti italiani dalla stessa presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, in apertura della Festa dell’Architetto 2020/2021. La von der Leyen si è riferita al nostro Paese ricordando quanto l’Italia sia una realtà dove il design e l’architettura sono fortemente ancorati alla cultura nazionale. «In questo momento serve uno sguardo al futuro che sia positivo – ha spiegato la presidente – un passaggio cruciale per Paesi colpiti così duramente dalla pandemia come l’Italia. La New European Bauhaus rientra pienamente in questa narrativa di speranza ed è incredibile come il lancio di questa iniziativa abbia stimolato tantissime reazioni fra gli addetti ai lavori, ma non solo».

Frame del video di Ursula von der Leyen per la Festa dell'Architetto 20/21

Nello specifico, la NEB si divide in tre fasi. La prima, quella della “progettazione collettiva” che prevede la collaborazione di chiunque sia intenzionato ad arricchire il dibattito, ha preso il via ad ottobre 2020 e terminerà a giugno. Da luglio 2021 in poi invece, partirà la fase di “realizzazione” di progetti pilota sul territorio europeo. Ultimo dei tre step sarà quello della “divulgazione” e prevede, da gennaio 2023 in poi, la diffusione delle idee emerse e delle azioni realizzate al fine di individuare metodi e soluzioni migliori per dar vita a comunità sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale. Fra l’altro proprio su questo tema, la Triennale di Milano ha recentemente ospitato un racconto a più voci. «Obiettivo della New European Bauhaus – ha aggiunto la von der Leyen nel suo intervento – è quello di portare persone con background differenti come architetti, designer, artisti, scienziati, studenti esperti digitali e imprenditori, a ragionare insieme per individuare soluzioni ragionevoli e sostenibili rispetto al nuovo modo di vivere e abitare. Un’innovazione dove la forma non segue solo la funzione, come nella storica Bauhaus di inizio ‘900, ma dove la forma persegue anche la salute del nostro pianeta».

E a confermare come “innovazione” faccia rima con “internazionalizzazione” sono anche i primi esiti del Mies van der Rohe Award 2022, competizione che anno dopo anno cresce d’importanza, come confermano i numeri. Ben oltre 400 le opere selezionate e svelate ad inizio febbraio dalla Commissione Europea e dalla Fundaciò van der Rohe. Distribuiti in 279 località differenti, dei 449 interventi approdati alla seconda fase, solo 45 si riferiscono a grandi aree metropolitane. Sintomo di come l’architettura di qualità si trovi ovunque: dalle megalopoli come Londra, alle comunità minuscole come Hribljane (8 abitanti). Dai primi dati, inoltre, emerge come ci sia stato un aumento anche delle opere realizzate nei diversi Paesi europei da architetti stranieri. Guardando all’Italia, ad esempio, sono tre gli studi nostrani che hanno visto selezionata un’opera realizzata all’estero: Supervoid (a Veszprém, Ungheria), Studio Apetit (a Skopje, Macedonia del Nord) e Francesca Torzo (a Hasselt, Belgio). Ben 18, invece, gli interventi realizzati nello Stivale da architetti italiani che hanno ricevuto un primo riconoscimento che gli ha permesso di superare il primo step dei Mies van der Rohe Award. Stiamo parlando dei progetti di LabF3, Studio Bressan e Studio Botter, Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, bergmeisterwolf, C+S Architects, MoDusArchitects, Simone Subissati Architects, Vittorio Grassi Architetto & Partners, Atelier(s) Alfonso Femia, ElasticoFarm, BDR bureau, Edoardo Tresoldi, ifdesign, Lillo Giglia, Alvisi Kirimoto, Onsitestudio, Alvaro Siza con COR arquitectos e Studio Albori.

Rimanendo in ambito europeo e ampliando il discorso alle misure disposte per la ripresa dalla crisi innescata dalla diffusione del Covid-19, i fari sono puntati sul Next Generation EU, maxi-piano per la ripresa da 750 miliardi di euro. Ma come scaricare a terra una simile potenza di fuoco? Cercando di riassumere il dibattito ancora in corso, sono due le posizioni prevalenti: chi vorrebbe intervenire in modo diffuso per far fronte a questioni come la transizione energetica, la digitalizzazione della PA e la messa in sicurezza del patrimonio edilizio, e chi invece sostiene sarebbe meglio concentrare sforzi e risorse per affrontare un problema trasformandolo in opportunità. In questo senso, in molti segnalano come esista un singolo ambito che, se affrontato in modo efficace, potrebbe restituire benefici a tutto il Paese, sia nel breve che nel lungo periodo.

Scuola G.Pascoli, Assemini (Ca). Render di Luca Peralta

Stiamo parlando della scuola (tema già affrontato da Italian Architects in un focus dedicato). Fra gli altri, a sostenerlo ci sono architetti come Alfonso Femia (AF517), Modus Architects spesso in tandem con l’esperta di pedagogia e architettura, la professoressa Beate Weyland, ma anche C+S Architects, Mario Cucinella o tanti altri studi come Luca Peralta che dopo aver firmato anni fa la scuola di Bisceglie, uno dei pochi progetti concretizzato nell’ambito di Qualità Italia, ha appena vinto il concorso per una scuola secondaria ad Assemini, in provincia di Cagliari. «Un nuovo concept – spiega l’architetto Peralta – che descrive lo spazio e il tempo in nome della “LifeLong Learning”. Uno spazio che si propone come un luogo da vivere, da scegliere anche oltre il suono della campanella. L’edificio rompe i confini, in un dialogo continuo tra interno ed esterno, cancella la separazione fisica con il contesto e si apre alla continuità con il territorio attraverso le sue piazze pubbliche, il suo verde, i luoghi formali e quelli informali. Un campus della conoscenza, pensato e strutturato per rimettere al centro della comunità il tema dell’educazione: il futuro».

A parlare di scuola non ci sono però solo gli architetti, anzi. A Torino si distinguono la Fondazione Agnelli diretta da Andrea Gavosto e la Fondazione Compagnia di San Paolo presieduta da Francesco Profumo. Tra gli amministratori con lunga esperienza sul tema c’è Laura Galimberti, assessore del Comune di Milano a cui si aggiungono altri come Valerio Barberis (assessore all’urbanistica del Comune di Prato) e Silvia Viviani (assessore all’urbanistica di Livorno ed ex presidente dell’Inu). Anche Cassa depositi e Prestiti è in campo. Il tema delle risorse europee e l’opportunità di creare un ponte tra le “città del futuro” e “il patrimonio edilizio scolastico come infrastruttura” è stato infatti oggetto di dibattito in un incontro a più voci promosso il 10 marzo dal Collegio Carlo Alberto di Torino. Una sfida per investire in modo strategico sul futuro del Paese e al contempo per consegnare alle prossime generazioni spazi moderni, sostenibili e ideali dove educare i cittadini del domani. E nelle aree urbane, la scuola è anche un volano per generare nuovi poli civici aperti alla comunità, luoghi ideali nell’ottica di ridisegnare il tessuto urbano secondo il concetto della città in 15 minuti.

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