Architettura del mese
Uffici guardia di Finanza
Demogo
15. aprile 2024
Financial Guard, DEMOGO, ©Iwan Baan
La nuova sede regionale degli uffici della Guardia di Finanza a Bologna è un progetto di rigenerazione urbana che si inserisce nel contesto di un’area della città chiusa da partizioni urbane e disegnata da una serie di spazi dal carattere eterogeneo. Il nuovo volume si inserisce come un elemento dall’impiantazione compatta, con una serie di terrazzamenti in continuità con gli ambiti degli uffici. Questi sono stati pensati come prolungamenti esterni dell’edificio, sviluppando così un collegamento visivo con paesaggio urbano di Bologna.
Location: Bologna, Italia
Client: Agenzia del Demanio
Architect: DEMOGO studio di architettura
Site Area: 8.000 m2
Building Area: 2.700 m2
Project Dates: 2018 gara, 2019-2020 progettazione, 2021-2023 costruzione
ARCHITECT:
Design Principal: DEMOGO studio di architettura
Project Architect: Simone Gobbo, Alberto Mottola, Davide De Marchi
Project Team: Davide Bertin, Eva De Sabbata, Irene Todero, Fabio Tossutti
CONSULTANTS:
Structural Engineer: Sinergo
MEP/FP Engineer: Sinergo
Landscape Architect: DEMOGO studio di architettura
Contractor: AeC Costruzioni
Geologo: Beniamino Costantini
La commessa è frutto di una gara di progettazione bandita dall’Agenzia del Demanio e vinta nel luglio del 2018.
La nuova sede regionale degli uffici della Guardia di Finanza a Bologna è un progetto che si inserisce in un contesto complesso, un’area di margine chiusa da partizioni urbane e disegnata da una serie di spazi dal carattere eterogeneo. A nord, la linea ferroviaria e la stazione dell’alta velocità di Bologna definiscono una cortina continua di partizioni e di infrastrutture logistiche, a sud, l’area dinamica e in trasformazione del Centro Sociale Dumbo, a est, via Tanari e i bordi della città stratificata di Bologna.
Il progetto interpreta questa condizione di ritaglio marginale come un’opportunità di relazione e di rigenerazione del comparto, il nuovo corpo si inserisce come un elemento dall’impiantazione compatta, ma caratterizzato dall’articolazione del profilo in alzato.
Tale impostazione produce una serie di terrazzamenti in continuità con gli ambiti degli uffici, e pensati come dei prolungamenti all’esterno delle funzioni principali del programma. Questi giardini in quota sono pensati come dei luoghi in collegamento visivo con paesaggio urbano di Bologna, ambiti che garantiscono una condizione qualitativa di questi spazi del lavoro.
Il tema centrale è il sistema di relazioni e la volontà di rendere il limite un terzo spazio capace di offrire dinamiche di percezione e fruizione attraenti; così il fronte sud è articolato con l’inserimento di un collegamento aereo votato a estendere le possibilità di movimento dei nuovi uffici agli spazi preesistenti della Caserma Bertarini. Le facciate si dispiegano secondo una composizione precisa di marcapiani e di profili che disegnano variazioni minime in rilievo sui fronti, l’esito è un pattern modulare di pannelli cromaticamente capaci di evocare i toni rossi dominanti contenuti nelle trame materiche della città di Bologna.
Uffici della guardia di Finanza ©Iwan Baan
Quali sono state le ispirazioni e le idee che hanno influenzato la progettazione dell’edificio?Come sempre accade nella nostra ricerca anche l’idea di questo progetto nasce dalla lettura delle condizioni iniziali del contesto: nello specifico siamo stati attratti dall’area che l’edificio occupa. Sentivamo che questa dimensione interclusa conteneva un potenziale legato alle diverse dinamiche delle aree in contatto con il sito. Un aspetto che ci ha suggerito di lavorare con un’articolazione della linea di copertura e un registro dinamico di composizione degli alzati.
Il rapporto dei fronti con l’intorno alimenta, inoltre, il tema della regola e della sua alterazione all’interno della composizione stessa. Risulta così una forma da leggere secondo un esteso piano di sequenze percettive, dove le visioni di scorcio e i punti frontali restituiscono una progressione, che passa dal sistema orizzontale al verticale sfruttando lo sbilanciamento dimensionale tra i due assi della pianta.
Il corpo è interamente attraversato da una lunga scala longitudinale, che connette tutti i livelli guidando il movimento e lo sguardo delle persone immerse in una promenade interna che si innalza sull’intorno. Il tessuto urbano della città, San Luca, le torri della Garisenda e degli Asinelli, emergono come condizioni ambientali prevalenti, elementi caratterizzanti che formano un habitat e che stabiliscono un contesto, un luogo al quale riferirsi.
Abbiamo riflettuto molto su come il sito poteva influenzare la qualità di questi spazi operativi di lavoro per la Guardia di Finanza. L’idea è stata quella di usare le dinamiche del paesaggio urbano e accettare i contrasti e le contraddizioni che i rapporti marginali producono nelle zone meno controllate e compiute della città. Crediamo profondamente che l’energia e la vitalità della città siano un valore anche nei contesti più disarticolati e irrisolti, l’architettura in questo senso agisce come un amplificatore e un agente di connessione percettiva degli accadimenti urbani.
Le foto aree di Iwan Bann restituiscono molto bene questa idea di connessione che la città definisce nelle sue dinamiche insediative, emerge il senso profondo legato alla nostra ricerca sui contesti complessi, sui luoghi pensato come ricchi di alterazioni e di caratteri differenti, di storie urbane che convivono in una condizione relazionale di scambio.
Il nostro progetto cerca di costruire questo scambio, prova ad alimentare l’evoluzione della città di Bologna, ne accetta le logiche di adattamento e propone un’interpretazione ulteriore dei caratteri fondamentali.
Tutto questo ci ha portato a riflettere sui gesti e sulla presenza dell’architettura, sulla sua istanza di atto pubblico e di partecipazione di ogni singolo spazio alla costruzione della città. Azioni semplici come il disegno di sezione continua della scala, o la composizione di un sistema ascensionale di giardini interconnessi definiscono un’attitudine di relazione e di lettura della lettura di questo luogo così diversificato.
Plastico degli uffici della guardia di Finanza ©Pietro Savorelli
Qual è stato l’iter progettuale e ci sono state modifiche dal design iniziale alla realizzazione dell’edificio?Come in tutti i progetti, abbiamo dovuto compiere delle scelte legate al budget e all’operatività richiesta dalla committenza, ma l’aspetto fondamentale è stato l’aver tenuto fede ai principi fondamentali del progetto. In fondo l’architettura è una promessa che trova nella lotta della costruzione una sua condizione di appartenenza al contemporaneo, alla realtà che finisce per incidere in modo potente sulle nostre vite.
Nello specifico crediamo che la lunga scala che caratterizza l’intera sezione e il ruolo compositivo e relazionale della facciata abbiano svolto un ruolo centrale e cardine nella costituzione del progetto, una promessa iniziale che l’opera non ha tradito.
L’intervento pone attenzione alla qualità ambientale interna. La luce e il rapporto tra gli uffici è organizzato in pianta secondo logiche di integrazione delle componenti impiantistiche con il sistema di costruzione adottato. L’edificio è interamente in calcestruzzo lasciato a vista, le parti fondamentali delle strutture fondono la loro tettonica con gli spazi del lavoro, le travi e i pilastri disegnano un grande telaio nel quale è incastonato il vuoto potente della lunga scala.
Internamente l’edificio ha una spazialità ambivalente che alterna luoghi di privacy dedicate alle sezioni operative della Guardia di Finanza a spazi di interazione tra il personale. Le connessioni si dilatano e trovano approdo nei grandi ballatoi a diversi livelli posti sulla scala; la sala conferenze e gli uffici sui lati corti godono sempre di una terrazza verde o di un affaccio libero sul paesaggio circostante. Questa logica stabilisce una condizione di interscambio continuo tra lo spazio interno circoscritto e lo spazio urbano esterno dilatato, una forma di dinamica che intente includere l’edificio nella vita della città e viceversa.
Intervista a cura di PPAN