Completati i primi lavori di rigenerazione del waterfront. Le città d’acqua scommettono sugli spazi pubblici

Per una città più attrattiva e inclusiva, Reggio Calabria riattiva il rapporto con il suo mare

Francesco Fantera, PPAN
21. aprile 2021
Reggio Calabria e il suo mare ©Profilo facebook del sindaco Giuseppe Falcomatà

Il commento. «La nostra volontà è quella di trasformare Reggio Calabria da una città sul mare, in una città di mare». Da qui parte il giovane sindaco del capoluogo calabrese, Giuseppe Falcomatà, per spiegare la vision che ha guidato l’operazione appena conclusa. «Partendo dal presupposto che, senza il PON Metro 2014-2020, il waterfront e le altre opere e servizi pubblici della città non si sarebbero realizzati, vogliamo rendere Reggio Calabria una meta turistica. Spazio quindi alla riqualificazione, ad un nuovo piano regolatore portuale e nuove funzioni adatte a rivitalizzare diverse porzioni del lungomare. Il mare è la più grande opportunità di crescita del nostro territorio e per il miglioramento della qualità della vita della nostra comunità». L’intervento di rinnovamento del look del waterfront reggino rientra in una più ampia azione volta ad aumentare l’inclusività nel tessuto urbano delle zone periferiche. In questo senso va letta anche la volontà di riqualificare l’area del tempietto, dei lungomari di Pellaro, di Galli e di Catona, ma anche la rigenerazione del parco del vento. «Nostro obiettivo – ha spiegato il sindaco – è dar vita a nuovi centri nel nostro territorio in direzione delle cosiddette città in 15 minuti. Dobbiamo far sì che in ogni quartiere ci siano servizi e attività facilmente raggiungibili dai cittadini, la rifunzionalizzazione della costa è da leggere anche in quest’ottica». E in vista delle possibili risorse in arrivo dall’Eu declinate secondo le forme che assumerà l’ormai noto Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, «dobbiamo chiamare a raccolta le eccellenze della nostra città a partire dagli ordini professionali e dall’Università (Mediterranea ndr) per dar vita ad una città che sia europea a tutti gli effetti. L’obiettivo è far si che tutta la costa abbia una destinazione» chiosa Falcomatà.

Render del progetto di Zaha Hadid del 2007 ©Zaha Hadid Architects

Il progetto. Gli interventi per dare un volto al waterfront di Reggio Calabria intervengono su un’area di circa 50mila mq dalla forte vocazione turistica e di aggregazione sociale. Su disegno dello studio Artuso Architetti Associati, autore della progettazione definitiva ed esecutiva, il concept di progetto propone un collegamento tra il lungomare Italo Falcomatà e l’area portuale, offrendo nuove modalità di fruizione di aree sostanzialmente abbandonate al degrado. Nello specifico, l’operazione si concretizza nella realizzazione di due piazze a quote differenti in cui convergono percorsi pedonali e ciclabili. In questo modo si generano nuove spazialità urbane adatte ad ospitare attività ludiche e culturali. Punto di congiunzione tra le due piazze è forse l’elemento più iconico del progetto: un’ampia scalinata pensata come un giardino urbano articolato su più livelli. Nella volontà degli architetti si tratta di un elemento paesaggistico che crea percorsi fra loro alternativi, offrendo a cittadini e visitatori la possibilità di nuove prospettive. Oltre alla riqualificazione volta a dare continuità alla passeggiata lungomare, con la realizzazione delle infrastrutture necessarie a superare i corsi d’acqua e gli ostacoli dati dalla morfologia del territorio, altro nodo cruciale del progetto è rappresentato dal nuovo Terminal Bus. Una volta completato, diventerà un hub per tutti i trasporti che andranno ad insistere sul waterfront reggino, anche grazie all’adiacente e tutt’ora esistente stazione ferroviaria. Si prevede, inoltre, di implementare soluzioni in grado di rendere il terminal il centro di gestione dei nuovi sistemi di car e bike sharing cittadini.

Arena dello Stretto di Reggio Calabria ©Antonina Dattola

Il contesto. L’intervento di rigenerazione nasce da un rinnovato e diffuso interesse di istituzioni e think tank nei confronti del rapporto dell’Italia con il Mediterraneo, riscontrabile in azioni concrete portate avanti da quasi tutte le principali realtà portuali italiane. Da Genova, dove la mano di Renzo Piano ha ridisegnato negli anni gran parte del lungomare, a Palermo, dove l’Autorità di Sistema Portuale del mare di Sicilia occidentale ha commissionato allo studio Valle3.0 (vincitore di un concorso) un progetto per ricollegare il tessuto urbano alla costa. Solo due esempi figli di un più ampio processo che sta modificando il modo in cui il nostro Paese guarda a quello che duemila anni fa i Romani definivano Mare Nostrum, e alle sue potenzialità. 

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