Intervista allo studio vincitore del Premio Architetto italiano dell’anno 2023
Risorse, luogo e contesto, la cifra di Pedevilla Architects
Chiara Brivio, PPAN
21. novembre 2023
Casa di Riposo Santa Barbara, San Leonardo in Passiria (BZ), 2022 foto ©Gustav Willeit
Hanno vinto l’edizione 2023 il Premio Architetto italiano dell’anno, indetto dal Consiglio nazionale degli architetti (Cnappc), con il progetto della casa di riposo di Santa Barbara nei Comuni di San Leonardo in Passiria e di Moso, in provincia di Bolzano, per “l’utilizzo di forme e materiali differenti, raffinati e contemporanei ma, al contempo, fortemente legati al territorio, la capacità di rigenerare l’esistente reinventando le tecniche costruttive locali e traghettandole a una nuova contemporaneità”.
Pedevilla Architects ha base proprio in quel territorio, a Brunico, in Alto Adige, dove i due soci fondatori – Armin e Alexander Pedevilla – sono tornati nel 2005 dopo esperienze lavorative in Austria. Oggi nello studio sono otto i collaboratori che, rispettando le esigenze di committenze, pubbliche e private, italiane e austriache, realizzano strutture contestualizzate, sempre con un tocco di innovazione. Caratteristica anche del progetto che ha vinto il premio del Cnappc, come spiega ad Italian Architects Matteo Bolgan, senior architect di Pedevilla Architects.
«La casa di riposo di Santa Barbara è frutto di un concorso bandito dall’amministrazione locale e vinto nel 2017, con una committenza che si fidava molto di noi, per il nostro curriculum sul territorio, e con la quale avevamo instaurato un buon rapporto». Un progetto terminato solo nel 2022, anche perché in fase di cantierizzazione è subentrata la pandemia da Covid 19. «Parliamo di un progetto con una forte connotazione pubblica – continua Bolgan – perché l’edificio non è solo un oggetto o un contenitore, ma un luogo di incontro e di vita pubblica. Notoriamente – prosegue l’architetto – le case di riposo non sono mai localizzate nel centro di un paese, ma in questo caso abbiamo lavorato su un edificio preesistente degli anni ‘80, proprio nel centro, riammodernandolo. Quindi questo grande spazio aperto centrale che abbiamo lasciato si è trasformato in una piazza, entrando in relazione con la vicina chiesa e un edificio del XIII secolo di un ordine teutonico, diventando il fulcro della vita cittadina».
Casa di Riposo Santa Barbara San Leonardo in Passiria (BZ), 2022, foto ©Gustav Willeit
Una continuità spaziale che dall’esterno si trasferisce anche all’interno, dove i driver sono stati il comfort e il benessere, e per questo sono state adottate delle soluzioni che potessero adattarsi ai bisogni di persone con difficoltà o disabilità motorie e cognitive, per esempio prevedendo delle finestre ad altezze diverse, anche per chi è sdraiato o su una sedia a rotelle, e mantenendo anche la palette di colori sullo stile dell’originale con un arancione predominante, perché, appunto «le persone devono sentirsi a casa». La struttura è stata mantenuta, spiega Bolgan, demolendo solo lo scheletro esterno, e come materiali è stato usato prevalentemente il laterizio e, «cercando di immaginarci una progettazione che andasse il più avanti possibile, internamente è stato fatto tutto in cartongesso», così che possa adattarsi nel tempo.
Principi, quelli del mantenimento dell’esistente ma con una connotazione di innovazione, che sono da sempre la cifra di Pedevilla Architects. «I clienti vengono da noi perché sanno che i progetti che andremo a realizzare non sono standardizzati, non sono trasferibili – spiega bene Bolgan – ma partono dal concetto che non esiste un’unica soluzione. Sono quasi dei puzzle che tengono insieme le tessere del contesto, del luogo e delle risorse. Sanno che sarà un progetto che li rispecchia al 100%, esclusivamente loro, ma sanno che, per quanto innovativo e fuori dagli schemi, sarà un elemento saldamente connesso al contesto».
Casa di Riposo Santa Barbara, San Leonardo in Passiria (BZ), 2022, foto ©Gustav Willeit
«Per noi è essenziale lavorare seguendo quest’ottica, mantenendo vivi i saperi e le tecniche costruttive della tradizione – continua l’architetto a proposito del plus dello studio – che non devono essere abbandonati. Da professionisti abbiamo il dovere di ricordare e di reinterpretare. Nel nostro lavoro ci ispiriamo tanto alle architetture rurali, ai masi di pietra di una volta». Architetture “sostenibili” quindi, ma non solo perché innovative, perché seguono «i principi del passato». Ecco, quindi, che le commesse private, circa due terzi dei lavori dello studio, prevalentemente nell’hospitality e nel residenziale, sono affidati da committenti del territorio che di Pedevilla apprezzano il rispetto del contesto. A cui si aggiungono gli incarichi nati da concorsi pubblici, i macro-progetti, sia in Italia che in Austria, per scuole, Rsa, edifici e infopoint.
«Attualmente abbiamo vinto un concorso per una scuola a Kössen, in Austria; la fase di cantierizzazione inizierà in questi giorni. Si tratta di un intervento di sostituzione edilizia».
Tra gli altri premiati della recente Festa dell’Architetto 2023 figurano il Collettivo Campomarzio + Michele Moresco che ha vinto il riconoscimento Giovane talento dell’architettura italiana per il Centro sportivo S. Martino in Passiria, sempre in provincia di Bolzano. E poi ancora lo studio romano Labics aggiunge un altro premio per il loro lavoro di restauro e recupero del Palazzo dei Diamanti di Ferrara con la menzione del Premio architetto italiano, insieme a B22, Carlo Venegoni, per il progetto Son cascina San Carlo a Milano. La menzione per il Giovane talento dell’architettura italiana è andata allo studio Camilla De Camilli per il progetto Casa del Custode a Bologna.