Il progetto è di New landscapes. Protagonisti la pietra, il legno, la carta, la lana

Un podcast sui materiali per raccontare la cultura della costruzione

Francesca Fradelloni, PPAN
26. abril 2022
RadioArk, Casa littoria, Bergamo. Ph. ©Davide Pagliarini

Assemblare, costruire, non sono solo azioni, ma anche gesti spontanei. La cultura materiale al centro dell’indagine sul campo. «Questo è un format che si colloca su un confine nuovo e sperimentale per una rivista quale è Ark, rivolta alla ricerca delle ragioni profonde che determinano il fare architettura», racconta il direttore Davide Pagliarini.

Italian-Architects continua il suo viaggio tra i materiali e le tecnologie costruttive. Dopo le puntate dedicate al compensato strutturale, al bambù, al legno.

RadioArk, Bottega Ghianda ©Lara Monacelli Bani

Le relazioni tra l’abitare e il lavoro danno luogo a economie virtuose e interdipendenti. La prima puntata è stata sulla pietra. Dalla montagna alla città, da subito impiegata come materiale da costruzione, massima espressione lombarda di mineralità urbana. Il marmo di Candoglia proveniente dalla Val D’Ossola e utilizzata nei cantieri del Duomo di Milano, ma ancora la pietra d’Angera e il granito dal Lago Maggiore, la pietra di Viggiù, fine arenaria, della Val Ceresio in provincia di Varese, il botticino della Val Trompia nel Bresciano e ancora la pietra molera dal Varesotto, una pietra antica 25 milioni di anni. Cave alpine e valli. Un materiale tra i più densi, pesanti e materici che si conoscano, così diverso dall’indefinibile immaterialità della voce e delle onde elettromagnetiche di una radio. «Entrare nel cuore della montagna, è complicato. E oggi la resa del materiale è maggiore. Ancora molti non sanno che qui c’è una cava. Eppure, si vede la montagna e la sua pittoresca bellezza», racconta Romina Locatelli, imprenditrice della bergamasca che ha messo in produzione, recuperandola, l’ultima cava di marmo bianco e rosa di Zandobbio. E poi il viaggio che inizia nei boschi, con il legno. Antropizzazione e natura con le culture connesse. Un racconto di architetture del paesaggio, di un mondo in divenire. Per seguire poi con la carta, legata da un antico genoma al legno, con la sua policromia. Per concludere con la lana. Tante le domande: come conciliare queste diverse dimensioni? Con quali criteri estrarre risorse dagli ambienti naturali? E con quali usi e necessità? Patrimoni fragili per artigiani e progettisti un grande bacino di idee. «Pur rivolgendosi ai modi e ai tempi della fruizione contemporanea, RadioArk non rinuncia alla qualità dei contenuti, che sono ogni volta l’esito di un paziente lavoro di ricerca, di conversazioni sul campo con studiosi ed esperti, con artigiani e imprenditori, di letture scelte tratte dalle pagine della rivista e da indagini», spiega Pagliarini.

RadioArk, cava di marmo Zandobbio ©Lara Monacelli Bani

«Ad avermi portato ad avviare un progetto radiofonico è anche un ricordo personale. Quando la notte del 28 settembre 2003 un larice cadde sui cavi di un elettrodotto in una valle svizzera, tutta l’Italia rimase al buio per 19 ore – spiega Pagliarini – fu un effetto a catena, generato da un accadimento solo in apparenza marginale, a interrompere la fornitura di energia elettrica al paese, dalle Alpi alla Sila, alle Madonie siciliane che per ultime riebbero la preziosa forza motrice fornita dall’elettricità. Solo la radio, alimentata da accumulatori, da generatori e soprattutto da una ridotta necessità di energia, continuò a funzionare, unendo la popolazione, fornendo informazioni, distribuendo dispacci, portando conforto. La radio si affida alla voce, al suono, all’ascolto e per questo è portatrice di una speciale tempertura emotiva, fatta di concentrazione, vicinanza, partecipazione viva e vigile».

Outros artigos nesta categoria