Grande fermento nel mondo delle cantine. Gli uffici apripista, ma anche le fabbriche cambiano look

Produttività, benessere e socialità. Così si reinventano i luoghi di lavoro

Paola Pierotti, PPAN, Fabrizio Di Ernesto, PPAN
15. november 2022
Cantina Pizzolato © Made Associati

Tanti gli esempi che si possono citare spaziando dagli uffici alle nuove fabbriche. Ne è un esempio Welcome: il progetto di Kengo Kuma and Associates promosso da Europa Risorse e Pine Bridge Benson Elliot, che sorgerà a Milano a pochi metri dal Parco Lambro. Qui l’intento è stato quello di pensare al benessere ambientale, non trascurando i benefici diretti sulle persone. Secondo le stime infatti ogni anno questo edificio articolato su una superficie di 10mila mq, potrà risparmiare circa 2,5 milioni di euro di costi energetici, proprio per le sue qualità biofiliche. Piante, luce naturale, aria fresca, spazi di lavoro all’aperto, invito al movimento, scelta dei materiali, colori, controllo del rumore: soluzioni progettuali per rendere l’edificio più confortevole e in equilibrio con la natura.

Il progetto Welcome, esterni. © Kengo Kuma and Associates

Welcome si inserisce in un filone di nuovi progetti analizzati da qualche anno attraverso la ricerca Stok, The financial case for high-performance buildings (2018), effettuata su 60 studi di ricerca grazie agli edifici biofilici. Analisi che riferisce di una riduzione del 37% su stress e malattie, della fatica del 30% e si ha un guadagno del 15% in salute. Welcome sarà anche il primo edificio al mondo che in larga scala utilizza la Fabbrica dell’Aria di Stefano Mancuso, botanico riconosciuto tra i world changer per il suo approccio innovativo, per purificare l’aria al suo interno. La struttura sorgerà nell’ex area Rizzoli, zona industriale vissuta nel passato ed oggi abbandonata, con l’intento di riqualificarla. Nel caso specifico, si stima un risparmio di 14 euro al mq all’anno in termini di consumo di energia elettrica e per gli inquilini interessati a Welcome si considera che su un affitto base di 350 euro al mq/anno, il risparmio sarebbe di 35 euro mq/anno.

L’esigenza di ridisegnare e rivedere i luoghi di lavoro è ormai una priorità per moltissime aziende. Una conferma in tal senso viene dalla “Fabbrica del paesaggio”, il concorso internazionale di progettazione urbanistica e riqualificazione paesaggistica promosso dalla Federazione Italiana dei Club Unesco. Quest’anno la 13esima edizione è stata vinta da Florim, grazie al suo impianto di ultima generazione a Fiorano modenese che «ha raccolto e vinto, in una difficile contingenza, la sfida della transizione ecologica, limitando fortemente l’impatto con il paesaggio, nel rispetto delle matrici ambientali, secondo i canoni dello sviluppo sostenibile». «Crediamo che l’attenzione alle persone si esprima anche attraverso la cura dei luoghi di lavoro e l’impatto sul territorio – afferma Claudio Lucchese, presidente Florim – e poniamo sempre grande cura nella progettazione dei propri spazi, per renderli belli da vedere, da vivere e tenendo in grande considerazione l’impatto ambientale». Il nuovo impianto ha ottenuto il riconoscimento grazie al suo impianto fotovoltaico, che nelle giornate soleggiate permette l’autoproduzione del 100% del fabbisogno energetico della struttura. 

La ricerca e l’innovazione corre nel mondo degli uffici ma si fa strada anche nelle fabbriche e negli stabilimenti di produzione che stanno vivendo una fase di rigenerazione ed ammodernamento.

Molte novità, ad esempio, nel campo delle cantine. Non a caso quello vinicolo è un comparto trainante per l’economia tricolore rappresentando, secondo i dati dell’Unione italiana vini, il primo segmento agricolo nel commercio estero e tra i principali fautori del surplus del totale made in Italy. E proprio a questo mondo è dedicato il nuovo volume “Cantine storiche d’Italia. Un viaggio tra architettura ed enologia” che ne racconta 38. Il lavoro, firmato a quattro mani da Margherita Toffolon, architetta e giornalista, e Paolo Lauria, sommelier, omaggia le abilità dei nostri antenati per esaltare il savoir-faire italiano che, creando una perfetta armonia tra pietre e frutti, terroir e rapporto con il paesaggio, consente la realizzazione di vini d’eccellenza.

Il vino e i suoi luoghi di produzione protagonisti anche della mostra itinerante Nuove cantine italiane. Territori e architetture che, tra il 27 ottobre ed il 5 novembre, ha avuto la sua terza tappa a Bressanone (Bz) dopo Verona e Bra nel cuneese. L’esposizione è nata per rispondere all’idea, sempre più diffusa, che ritiene opportuno trasformare i luoghi del vino seguendo le evoluzioni delle tecniche e far conoscere ai fruitori cosa si cela dietro questo mondo.

E questo è uno dei motivi che sta ispirando anche il rifacimento e l’ammodernamento di alcune imprese vinicole. In questo contesto, lo scorso luglio, è stata inaugurata la nuova sede – in sostituzione di quella risalente agli anni ’60 – della Cantina Montelliana e Dei Colli Asolani, una storica cooperativa di Montebelluna nel trevigiano che conta circa 400 viticoltori associati e 650 ettari di superficie coltivata a vite. Il progetto della struttura, che si sviluppa su una superficie di mille metri quadrati su quattro piani, è stato firmato da michielizanatta.net architetti, Tommaso Michieli e Christian Zanatta, e si distingue per un disegno elegante per un complesso che si estende fino a comprendere altri edifici preesistenti. «Qui – spiegano i progettisti – tutti gli elementi in cemento, in lamiera e in legno sono disposti in modo da ripetere un motivo a fitte scanalature verticali che offre una sorta di contrappunto alla spiccata orizzontalità della composizione».

La Cantina Montelliana e Dei Colli Asolani © michielizanatta.net architetti

Sempre nel trevigiano ha trovato posto il nuovo padiglione della Cantina Pizzolato, un edificio che è al contempo contenitore e contenuto di una filosofia legata al vino e ai processi di lavorazione biologica che contraddistinguono l’impresa.
Il progetto, firmato da Made associati, ha voluto esaltare la planimetria della struttura per successione di elementi circolari, richiamando l’aggregazione delle bollicine di anidride carbonica visibili in un calice di prosecco, le cristallizza in una sorta di estrema gigantografia. La conformazione dei volumi è predisposta all’accoglienza, all’ospitare. Chi entra prova un’esperienza in cui i sensi vengono sollecitati dalle immagini e dai sapori, la successione dall’ampia luminosa sala principale raggiunge la buia cantina dove la degustazione ha inizio. Attraverso delle vere e proprie “bolle” si percorrono spazi che dal costruito diventano vegetali, trasformandosi in speciali stanze verdi all’aperto.

Sempre nel settore vinicolo, si segnala a Menfi (Ag), nuova bottaia della cantina Mandrarossa firmata Vid’A. Il manufatto si trova su una collina a circa 90 metri sul livello del mare, ed è organizzato in vari piani adagiati sul terreno in modo da utilizzare la morfologia del sito per interagire completamente con il paesaggio di vigne ed ulivi della campagna siciliana.
Questo progetto semi-ipogeo ha avuto come obiettivo quello di coniugare l’identità del sito e la storia di un territorio antropizzato puntando a diventare un landmark riconoscibile del luogo; la costruzione è stata pensata come una “terrazza” modellata sulle curve di livello; il risultato dell’operazione è un edificio a tre piani quasi completamente celati nel pendio naturale. Dal livello più alto si sviluppa un sistema di collegamento verticale atto a generare un percorso esplorativo che, tramite una passerella con struttura metallica posizionata ad una quota intermedia, permette al visitatore di osservare dall’alto gli ambienti della bottaia.

La nuova bottaia della cantina Mandrarossa © Vid’A

L’atlante contemporaneo del lavoro si arricchisce di nuove architetture. A Bibbiano (Re), lo studio Brocchi, ha progettato il nuovo magazzino per la stagionatura del Parmigiano Reggiano. Il concept, in questo caso, ha puntato ad un disegno in grado di mimetizzarsi con l’ambiente. La parte superiore della struttura, più stretta rispetto al “basamento” in laterizio, è stata rivestita con profonde lamelle metalliche, verniciate con un trattamento che riprende la tipica patina uniforme di ruggine che caratterizza gli attrezzi agricoli. La loro disposizione distanziata e sfalsata rende la percezione di un corpo leggero adagiato sul basamento in mattoni.

A Bagno a Ripoli (Fi), in località Capannuccia, Fendi ha da poco inaugurato una fabbrica di pelletteria frutto del restauro degli spazi dell’ex Fornace Brunelleschi. Il disegno, inizialmente ideato dallo studio milanese Piuarch e poi dal dipartimento interno di architettura della casa di moda, ha interessato una superficie di 30mila metri quadrati su 8 ettari di terreno, 13mila dei quali coperti e 3.500 destinati a pannelli fotovoltaici. L’edificio è dotato di un giardino pensile e si affaccia su filari di cipressi e 700 ulivi; al suo interno anche un centro di formazione per gli artigiani della pelle.

Fendi Factory a Capannuccia, progetto di Piuarch. Ph. © Andrea Ferrari

Tra le novità anche l’ampiamento della manifattura Bulgari, inaugurata nel 2017, nel distretto orafo piemontese di Valenza (Al) su progetto di Open Project. In questi giorni è stata posta la prima pietra della nuova struttura (17.500 mq di superficie) che raggiungerà i 32mila mq di superficie, diventando la più grande al mondo per questo settore.

Nuova sede, a Milano, per Oracle, nel complesso di tre volumi, Ed.G.E. – Edifici Garibaldi executive – progettato da General Planning con Onsitestudio. Per migliorare la vita di chi vi opera particolare attenzione è stata dedicata agli interni da Degw. Socialità e lavoro si incontrano nella struttura composta da tre volumi, di cui due occupati dal gruppo statunitense. La zona ristoro diventa la location dove i dipendenti si incontrano ed hanno la possibilità di scambiarsi idee e farsi comunità, uno snodo di socialità e convivialità.

Nuova sede di Oracle a Milano © Lombardini22 Ph. D.C.Tettamanzi

Entro la fine dell’anno, inoltre, dovrebbe essere completato e reso operativo il nuovo headquarter di Eni a San Donato Milanese progettato da Nemesi architects e Morphosis. Anche in questo caso si tratta di un progetto fortemente innovativo, nato da un concorso del 2011, Tre torri – Icon, Landmark e Sky-garden – unite da una galleria. Fin dal concept la volontà era quella di riuscire a dar vita ad una struttura in grado di inserirsi nella zona, in armonia con le quattro torri già presenti e l’edificio di Gabetti & Isola, una struttura nel quale l’architettura per gli uffici fosse un elemento in grado di generare un’urbanità che si estende negli spazi pubblici e nei giardini grazie a tutta una serie di servizi a corredo.

Headquarter Eni a San Donato Milanese © Nemesi architects

I cambiamenti che stanno interessando i luoghi di lavoro sono anche al centro della mostra “Jobs. Forme e spazi del lavoro”. Un’indagine interdisciplinare in Emilia Centrale, dal 19 novembre al 18 dicembre 2022 all’Ospitale di Rubiera (Re), organizzata da Linea di confine che è il risultato di un’indagine interdisciplinare condotta da un gruppo di urbanisti e fotografi sugli spazi e le forme del lavoro. L’esposizione si concentra su quattro settori produttivi – la manifattura, l'agroalimentare, la logistica e il terziario avanzato – sui quali sono state focalizzate le attenzioni di quattro fotografi, Allegra Martin, Nicolò Panzeri, Andre Pertoldeo e Andrea Simi,altrettanti ricercatori, Marta De Marchi, Cristiana Mattioli, Michela Pace e Stefano Saloriani, hanno cercato di capire e illustrare come cambia il territorio nell’epoca di una new economy sempre più sfuggente e apparentemente immateriale sotto la supervisione di Antonello Frongia (storico della fotografia), Stefano Munarin Federico Zanfi (urbanisti).

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