Dal BIT di Milano, un faro puntato sulle catene e i player di successo

Hotellerie: trend e opportunità in Italia

Paola Pierotti, PPAN
19. 2月 2019
The Student Hotel, Firenze. Foto tratta da thestudenthotel.com/florence

Operazione da 15 milioni per un immobile da 13mila mq di superficie. A Roma, in via Veneto, il gruppo Bnl è pronto a cedere la propria sede storica ad una catena alberghiera, che valorizzerà l’immobile lasciato nell’ambito della riorganizzazione dei propri spazi. Banca d’Italia ha venduto due palazzi a Matera e a Ortigia, anch’essi destinati a trasformarsi in alberghi. Tre esempi recenti che confermano che in Italia c’è fermento nel settore alberghiero che si conferma tra quelli trainanti nel mercato immobiliare.

«Il turismo e soprattutto l’industria legata all’hospitality stanno vivendo un periodo di profonda e rapida evoluzione: evolve la domanda ma anche le ragioni degli spostamenti, oltre alla scelta delle destinazioni». Giorgio Palmucci, presidente di Confindustria Alberghi e neo-presidente di Enit, evidenzia la crescita costante di hotel di 4 o 5 stelle che evidentemente «per ragioni di profitto sono i più interessanti anche per gli operatori del settore, i fondi e gli investitori istituzionali, in particolar modo in città come Roma, Milano, Venezia e Firenze». D’altro canto diminuisce l’interesse per hotel da 1 o 2 stelle: «negli ultimi dieci anni hanno chiuso 3mila strutture, e le stanze sul mercato sono passate da 179mila nel 2008 a 131mila oggi». 

Un triennio dinamico. Dalla fusione Ata e Una Hotels avviata nel 2016, all’acquisizione gestione degli hotel Royal Demeure (catena che fa capo a Tda Capital Group) da parte di Starhotels. Dall’ingresso in Italia di soggetti internazionali come The Student Hotel (che ha già realizzato un immobile a Firenze, ne sta ultimando uno a Bologna e aspetta a breve il permesso di costruire a Roma), Thomas Cook e London&Regional (coinvolto anche da Coima per il Lido di Venezia), all’acquisto di Piazza di Spagna View da parte dei cinesi IH Hotels ormai un anno fa. Gli ultimi tre anni sono stati particolarmente floridi per il settore che si preannuncia in espansione per i piccoli, ma anche per i grandi come ITI Hotels o TH Resorts. Anche al di fuori dalle città “top” e dalle convenzionali strategie di sviluppo.

TH Ostuni. Foto tratta da thostuni.it

Nella cornice di Bit 2019 (la Borsa Internazionale del Turismo), storica manifestazione organizzata da Fiera Milano - tenutasi dal 10 al 12 febbraio negli spazi del Mico - Università Bocconi, Associazione Italiana Confindustria Alberghi, Gruppo Cassa depositi e prestiti e Horwath Htl hanno presentato un rapporto dedicato alle “Catene alberghiere made in Italy: Risultati e prospettive per il 2020”. Un affresco del settore che si traduce in un chiaro messaggio di opportunità per banche, fondi e operatori economici, ma anche per tutta la filiera delle costruzioni, con particolare riguardo per i progettisti che a vario titolo potranno essere coinvolti in operazione di recupero, ampliamento, riconversione, o eventualmente anche realizzazioni ex novo. La maggior parte delle iniziative riguarderà operazioni di brownfield non di rado con riconversione d’uso, ma non mancano iniziative di greenfield. E per riprendere la terminologia anglosassone di settore si spazia dal revamping al rebranding al relaunch.

Mutano le richieste del mercato e devono cambiare le soluzioni. Ecco ad esempio che dal 2015 si registra una particolare attenzione nell’aprire le strutture alberghiere alla città, con hotel che ospitano aree comuni non riservate ai soli clienti, con spazi perfetti come "desk" in un contesto professionale, piuttosto che per pause-relax: spazi liquidi e dinamici per i quali l’architettura e il design hanno, e avranno, molto da dire. 

Fondazione Alda Fendi Esperimenti, Jean Nouvel. Foto tratta da jeannouvel.com

In questa linea di ricerca si inserisce l’impegno di Alessandro Scandurra che con il suo studio SSA sta lavorando per NH a Napoli, Amalfi e Torino. A Napoli il progetto di restyling si inserisce in una torre degli anni ’70, mentre sulla costiera amalfitana l’innesto contemporaneo avviene in un ex convento. Per il capoluogo piemontese lo studio si è concentrato sul restyling dell’ingresso esterno e per un secondo hotel ha progettato il dehor della corte interna e un bar su strada.

Sfida alla sperimentazione accolta da Archea Studio al The Student Hotel di Firenze con un progetto che parla anche di co-living e co-working, con vista sulla cupola di Brunelleschi, ma anche nel cuore di Roma, davanti al Foro Boario, laddove sorgono l’Arco di Giano e il tempio di Ercole Vincitore, dove sono stati realizzati 24 appartamenti di lusso, firmati Jean Nouvel Atelier, nell’ambito dell’operazione The Rooms of Rome promossa dall’imprenditore spagnolo Kike Sarasola, anima del format alberghiero Room Mate. 

The rooms of Rome, Jean Nouvel. Foto tratta da theroomsofrome.com

Nel 2018 in Italia il numero di alberghi di catena ha raggiunto quota 1.600 unità (+6,5% rispetto al 2017) per un totale di circa 172 mila camere (+4,7%), pari al 15,8% dell’offerta totale. In generale dalla ricerca presentata al BIT si evince che la crescita dei gruppi made in Italy è più veloce di quella degli internazionali: nel lungo periodo, dal 2013, gli hotel di catene italiane sono cresciuti del 28% contro un 8% degli internazionali. L’ospitalità in Italia si sta consolidando e ci si sta via via spostando da hotel a conduzione familiare a strutture (non poche anche quelle del segmento lusso) gestite da centinaia di operatori e proprietari con competenze specifiche nel settore. 

«Per la prima volta in Italia si traccia l’identikit dei primi 10 gruppi italiani per fatturato; un cluster - spiega Zoran Bacic, Senior Partner & Managing Director Horwarh HTL - che oggi vale il 20% del totale delle camere di catena e che nel 2017 ha fatturato 870 milioni di euro. Secondo le nostre previsioni, supererà 1 miliardo di fatturato nel 2020».

«La crescita delle catene alberghiere, il miglioramento degli standard di servizio e l’interesse degli investitori istituzionali verso investimenti immobiliari nell’asset class ricettiva, confermano l’evoluzione del settore turistico alberghiero italiano verso un mercato più liquido, trasparente e professionale, con l’affermazione di modelli di business che prevedono la separazione della proprietà dalla gestione». Alessandro Belli, Head of Tourism Real Estate Gruppo Cassa depositi e prestiti spiega che «in linea con l’evoluzione in atto, il modello promosso e supportato da Cdp tramite il FIT, fondo immobiliare dedicato al turismo in Italia, rappresenta uno strumento di crescita sostenibile, in partnership con i gestori alberghieri e con un impatto fortemente positivo sul territorio, in particolare nel Sud Italia e in località turistiche ad alto potenziale».

I dati elaborati da Horwarh HTL e presentati al BIT 2019 confermano il trend quantitativo e qualitativo nella crescita dell’hotellerie italiano, con dati positivi per il Sud Italia. Nelle schede dettagliate del rapporto si osserva infatti che nelle prime posizioni dei key happenings del 2018 ci sono il Tanka Village (Alpitour) di Villasimius in Sardegna, l’Ethra Reserve (Blue Serena) di Castellaneta e il TH Ostuni (TH Resorts) a Carovigno entrambi in Puglia. 

Tra gli altri, distribuiti da nord a sud, dalle Alpi con il Villaggio Pila (Th Resorts) a Gressan in Valle d’Aosta, al mare di Sicilia con il Sikania Resort (Lindbergh Hotels) di Butera, si distinguono anche il nuovo Club Med Cefalù (Club Med), l’Hotel Shangri-La (Loan Hotels) di Roma e il Moxy Milan Linate (Marriott International).

Club Med Cefalù, King Roselli Architetti. Foto tratta da kingroselli.com

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