Mobilità, aree verdi e patrimonio artistico per il rilancio delle periferie

Dall’abitare al vivere. La sfida delle città italiane dopo il Pnrr

Fabrizio Di Ernesto, PPAN
16. 10月 2022
Cogne, Ao. Ph. ©Francesco Netto

Tra i programmi di punta c’è quello promosso dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile per la qualità dell’abitare, il Pinqua, ma vanno considerate le diverse linee di finanziamento a sostegno della rigenerazione di parti di città

Interventi per la mobilità, soprattutto piste ciclabili, a tutela delle aree verdi, delle ville storiche e del patrimonio artistico, rilancio delle periferie e sostegno all’edilizia residenziale pubblica. Questi gli obiettivi che numerosi comuni si sono prefissati, in nome della coesione sociale e dell’inclusione. C’è l’urgenza di rispondere a bisogni sempre diversi e complessi, come l’invecchiamento della popolazione ma anche la domanda di chi necessita di una casa per studiare o per costruire la propria famiglia. E per l’abitare, non bastano case, servono infrastrutture sociali, luoghi di vita.

Il cantiere-Pnrr è aperto, e le città che avremo una volta investite le risorse sono lo scenario che in diversi appuntamenti è stato presentato nei giorni della kermesse torinese Urbanpromo illustrando interventi a campione che però dettagliano l’identikit del fenomeno in atto. Anche perché la base di partenza spesso è la medesima: molti centri italiani vengono da anni di «sotto investimenti e sono sottosviluppati in termini di infrastrutture. Serve un lavoro continuo. Oggi i progettisti montano pezzi su città esistenti, con interventi attenti che si legano a dimensioni e spazi già fissati che vengono reinventati», come osservato da Paolo Galuzzi, direttore della rivista  Urbanistica.

Tante le città che da nord a sud hanno trovato il modo di utilizzare i fondi europei per ricucire parti di città, altrimenti divise. Tra le altre, Aosta ha posto l’attenzione ai quartieri Cogne e Dora: due zone apparentemente diverse ma che soffrono le medesime criticità, con problemi legati alla mobilità, carenza di strutture per la socialità, progressivo invecchiamento della popolazione e abbandono dei fabbricati esistenti. Qui l’amministrazione locale ha deciso di intervenire progettando spazi fruibili sia dal pubblico che dal privato e che possano essere in grado di attrarre nuovi abitanti, connettendo le due aree anche con il resto della città.

Problematiche simili quelle affrontate da Brindisi che sta intervenendo nell’area del Bastione San Giacomo a Porta Lecce, con il driver della cultura. Questa zona vive da tempo una situazione di abbandono, sono scomparsi i servizi di quartiere ad eccezione di alcune piccole botteghe gestite da stranieri; con i fondi del Pnrr saranno rigenerati la chiesa, il convento e la scuola con un mix di funzioni per gli studenti universitari, con aule, alloggi, sale letture e una mensa mentre all’interno dei bastioni si potranno ospitare mostre e concerti.

Passare dall’abitare al vivere è il titolo del progetto che interessa Varese, città per certi versi atipica che non ha un centro consolidato ma tanti piccoli quartieri, cresciuti intorno ai giardini delle antiche ville dei nobili lombardi. Un comune che soffre di un forte frazionamento e caratterizzato dall’edilizia frutto delle politiche degli anni ’70, che ha privilegiato i quartieri dormitorio a scapito dei luoghi di comunità e degli spazi pubblici. Qui, come a Brindisi, l’amministrazione ha deciso di rigenerare il quartiere con una valenza universitaria e culturale riportando nei palazzi storici gli studenti e rivitalizzando di conseguenza il centro, anche commercialmente. Con la riqualificazione delle strutture, che oggi necessitano anche di interventi di bonifica, saranno realizzati 90 nuovi alloggi destinati a giovani coppie; saranno incluse anche delle residenze per artisti e un museo della fotografia per dare vita ad un quartiere dell’arte.

I fondi europei saranno utilizzati dal comune toscano di Grosseto per rilanciare un centro storico caratterizzato da un progressivo svuotamento della parte commerciale, dei servizi e da parte dei cittadini, l’obiettivo dell’amministrazione è quello di realizzare un centinaio di alloggi di edilizia residenziale pubblica e per farlo sono stati coinvolti nel dibattito anche le parti sociali, gli studenti e gli stakeholder.

Connettere i quartieri della città tra loro è, invece, la sfida che attende Caserta, città policentrica con 23 borgate, ognuna con le proprie specificità spesso isolate tra loro da vincoli paesaggistici o monumentali; grazie al finanziamento europeo saranno realizzati un ospedale ed una casa di comunità, una ciclovia, e strade – con un’ampia riorganizzazione della mobilità urbana – e portati a termine interventi di recupero urbano.

A Prato e Imola la rigenerazione avverrà con una forte matrice green. Nella città toscana i lavori legati al Pinqua si inseriscono con le iniziative che la Pa porta avanti con continuità in questo secondo mandato; il comune si è sviluppato negli anni grazie ad una massiccia immigrazione legata alle opportunità di lavoro e ciò ha condizionato la sua crescita urbana. Dal 2019 l’amministrazione sta cercando di inserire il più possibile la natura negli spazi pubblici, un verde inteso anche come contrasto ai cambiamenti climatici e a supporto della salute umana; solo nel 2021 il ministero della Transizione ecologica ha finanziato quattro diversi progetti.

Anche ad Imola gli interventi si inseriscono in una strategia di larga scala che ha nella mobilità sostenibile l’elemento base per la rigenerazione urbana. Qui è stata anche realizzata la mappatura di tutti gli elementi del verde pubblico, si è lavorato modificando le sezioni stradali per creare una mobilità sostenibile e creando zone d’ombra per chi usa le piste ciclabili, anche l’area adiacente l’autodromo è stata riforestata per limitare l’impatto inquinante della struttura.

I fondi europei permetteranno di migliorare non solo i piccoli centri ma anche quelli metropolitani, su tutti Milano che oggi, praticamente, ospita delle città nella città, aree che non sono periferie geograficamente ma socialmente. In particolare gli interventi nel capoluogo meneghino si concentreranno sulla zona di San Siro, un quartiere di circa 11mila abitanti; l’area originariamente ospitava famiglie operaie, oggi lì vivono etnie provenienti da oltre 80 diversi paesi, con un’alta percentuale di anziani soli, di fatto è una parte di Milano ma si sente esclusa da questa. Mentre si discute del futuro stadio, c’è chi punta sull’ascolto della comunità per promuovere gli interventi non limitandosi a calarli dall’alto ma co-progettandoli con le reti esistenti nel quartiere.

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