L'architettura del mese

Luxottica Digital Factory

Park Associati
24. 5月 2022
Park Associati - Luxottica Digital Factory, Vista edificio da via Tortona ©Andrea Martiradonna
Project Name: Luxottica Digital Factory
Location: Via Tortona 35 Milano
Client: Luxottica 
Architect: Park Associati
Site Area: 6500 mq
Building Area: 9000 mq
Project Dates: Progetto: 2017 Onsite: 2017-2022 Completamento: 2022
 
ARCHITECTS:
Design Principal: Filippo Pagliani, Michele Rossi
Project Architect: Lorenzo Merloni
Project Team: Michele Versaci, Valeria Donini, Alessandro Bentivegna, Simone Caimi, Ismail Seleit, Marco Vitalini, Cristina Tudela Molino, Luna Pavanello, Sofia Dalmasso, Luca Pazzaglia.
Render: Mario Frusca  
Graphic: Marinella Ferrari
 
CONSULTANTS:
Structural Engineer: MSC Associati, Milano
MEP/FP Engineer: ESA Engineering, Milano
Landscape Architect: Marco Bay, Milano
Lighting Designer: ESA Engineering, Milano
Interior Designer: storagemilano
Contractor: SMV Costruzioni
Facciate: Deerns
 
CONTRACTORS:
Stahlbau Pichler, Bolzano
Vetri: Tvitec
Interior claddings: Lamparredo
Parquet: Dinesen
Ceiling acoustic panels: Kvadrat
Come avete vinto questa commessa? È stata per esempio frutto di una gara, o di un concorso a inviti?

Il progetto è stato affidato per incarico diretto.

Ci può descrivere il progetto?

Milano si arricchisce di un nuovo intervento di recupero architettonico industriale per accogliere la Digital Factory di Luxottica, azienda leader mondiale nel mercato del eyewear. Grazie all’intervento di retrofitting di Park Associati, il complesso diventa un contenitore aperto e flessibile, un luogo dove storia, cambiamento e creatività trovano il terreno ideale di dialogo.

Reinterpretando l’architettura industriale esistente, occupata un tempo dalla General Electric, il progetto ne mantiene volumi e carattere, aggiungendo innesti contemporanei sulla facciata e negli interni, in una logica di estrema qualità costruttiva.

L’intervento mette in luce le forme e linee originali del costruito, adeguando l’edificio ai parametri di sicurezza e sostenibilità contemporanei. Sono state eliminate le varie superfetazioni interne per ottenere uno spazio multifunzionale, in grado di accogliere svariate funzioni al suo interno. L’edificio si configura come anello di congiunzione tra il momento della produzione e quello della fruizione: lo showroom e alcuni spazi commerciali al piano terra, il Digital lab, centro di innovazione ad alta tecnologia, al primo piano.

Gli interni, progettati insieme allo studio Storage Milano, sono luminosi e confortevoli e beneficiano di aree verdi di svago e meeting informali: il giardino interno al piano terra e dei patii verdi al primo piano. 

Il recupero dell’antica fabbrica ha l'ambizione di dare nuova identità ad un edificio fortemente caratterizzato dalla vecchia impronta produttiva (nonostante le mutazioni e le frammentazioni degli ultimi decenni), contribuendo a rivitalizzare il vecchio distretto industriale della città, ormai divenuto area vitale del tessuto urbano e sociale.

Park Associati - Luxottica Digital Factory, foyer di ingresso ©Lorenzo Zandri
Quali sono state le ispirazioni e le idee che hanno influenzato la progettazione dell’edificio?

L’edificio è stato sottoposto a notevoli trasformazioni nel corso degli anni. Fu costruito negli anni Venti dalla Compagnia generale elettrica (divisione italiana della statunitense General Electric) al fine di ospitare un impianto di produzione di turbine

elettriche. A fine anni Novanta una trasformazione sostanziale ha modificato i grandi ambienti: originariamente liberi in altezza per i movimenti del carroponte, sono stati divisi in altezza per ricavare più piani.

Se esternamente il progetto rispetta la sagoma originale ed esalta il ritmo verticale di facciata, internamente pulisce e libera le spazialità interne, eliminando le superfetazioni e conservando il pregevole disegno delle travature reticolari. Il complesso industriale diventa così un contenitore aperto e flessibile, un luogo dove storia, cambiamento e creatività trovano il terreno ideale di dialogo. Il mantenimento della volumetria esterna e l’enfasi conferita all’ossatura strutturale contribuiscono a recuperare e sottolineare l’anima industriale del fabbricato, nonostante un completo rinnovamento dell’involucro esterno.

La proposta progettuale ha individuato sul fronte urbano di via Tortona il punto di massima espressione: l’edificio si apre alla città grazie a grandi vetrate a tutt’altezza alternate a snelle lesene in metallo bronzato che scandiscono il prospetto secondo il passo delle travi reticolari di copertura.

Come risponde l’architettura alle caratteristiche di questo sito?

L'edificio è un tipico esempio dell'architettura industriale milanese, facente parte del grande distretto industriale Tortona-Savona. Il quartiere, delimitato da un lato dalla cintura ferroviaria di Porta Genova e dal corso del Naviglio Grande e dall’altro dagli assi di via Savona e via Solari, è stato uno dei principali scenari dell’epopea industriale della città nel primo Novecento. L’insediamento di grandi stabilimenti industriali - Zust, Riva Calzoni, Schlumberger, Nestlé, General Electric - ha contribuito negli anni a definire in modo peculiare il carattere produttivo del quartiere. Negli anni Ottanta inizia un processo di riconversione dei manufatti industriali che ha previsto una sostituzione radicale di attività e funzioni: il perfetto scenario per il rinnovamento odierno del comparto oggetto di intervento.

113 metri di lunghezza su via Tortona, 64 di profondità, e 13 di altezza: il complesso è un blocco di dimensioni notevoli con la tipica struttura della fabbrica, ossia tetto a shed appoggiato su una maglia strutturale regolare.

La scelta progettuale ha messo in risalto il ritmo verticale dell’ossatura originale, raddoppiando il passo dei pilastri esterni e riprendendo quello delle travi a shed. Si crea così una continuità tra il prospetto e il tradizionale sistema di copertura. Internamente, la rimozione di tutte le superfetazioni ha riportato alla luce le grandi navate, rivelando la vera anima industriale dell’edificio. La rigida struttura industriale viene così enfatizzata, rispettando la natura morfologica e la memoria storica dell’organismo architettonico.

Park Associati - Luxottica Digital Factory, corte interna ©Andrea Martiradonna
Qual è stato l’iter progettuale e ci sono state modifiche dal design iniziale alla realizzazione dell’edificio?

L’edificio ha vissuto un lungo processo di progettazione, cantierizzazione e successiva realizzazione, a cavallo della pandemia del Covid-19. Durante quest’arco temporale, l’immagine esterna è rimasta pressocché immutata mentre gli spazi interni hanno subito una progressiva ottimizzazione: i volumi dedicati agli impianti sono stati ridotti al minimo, gli spazi dedicati al verde sono stati riconfigurati e una scala scenografica è stata inserita in corrispondenza della hall di ingresso.

Il progetto è stato in qualche modo influenzato dalle nuove tendenze in termini di risparmio energetico, costruzione o design?

L’intervento segue un protocollo di qualità e sostenibilità LEED, per cui si stima di raggiungere la classe “GOLD”.

Park Associati - Luxottica Digital Factory, Pianta piano terra ©Park Associati
Quali prodotti o materiali hanno contribuito al successo della realizzazione del progetto?

I punti focali del progetto nascono dai principi identitari della committenza: massima attenzione alla qualità, innovazione tecnologica dei materiali e ricerca di soluzioni architettoniche d’avanguardia si legano all’attenzione rivolta agli elementi peculiari del luogo e al rispetto per il tessuto sociale del quartiere che ospita la nuova realtà.

L’involucro esterno è frutto di una ricerca tecnologica e strutturale che conferisce all’edificio la massima trasparenza e luminosità interna. La facciata principale, coraggiosa e sorprendente, si sviluppa su via Tortona con una struttura vetrata a tutt’altezza, scandita da lesene verticali in metallo bronzato che richiamano il passo delle travi a shed interne. Le facciate vetrate sono caratterizzate da una trasparenza estrema, resa possibile grazie all’orientamento a nord tipico degli edifici industriali, e dalle grandi dimensioni delle specchiature, i cui limiti di fabbricazione hanno influito sul disegno degli elementi opachi.

In contrapposizione con il carattere tecnologico delle grandi vetrate, il progetto ha previsto una serie di pareti cieche per il grande imbuto dell’ingresso su via Tortona e per le testate cieche a ovest. Queste superfici opache esaltano la dimensione monumentale del complesso ed enfatizzano la trasparenza delle vetrate. Sono realizzate con il medesimo metallo bronzato delle facciate principali, ma con un peculiare effetto tridimensionale, ottenuto grazie a una serie di pannelli in alluminio estruso disposti in modo randomico. Il risultato è stato una superficie continua e cangiante, senza giunti o fughe, che alla luce del sole vibra e cambia aspetto. 

La trasparenza si riverbera sui volumi interni, che vengono completamente reinterpretati per accogliere le nuove funzioni: sono realizzati con materiali preziosi, che enfatizzano l’effetto stereometrico ed il carattere monumentale delle navate interne.

Lo spazio è organizzato grazie alla presenza di due cores rivestiti in ottone brunito. Tra i cores, che ospitano gli impianti e gli elementi di risalita, si estende il piano mezzanino, chiuso da una fascia parapetto realizzata con pannelli in acciaio inox a tramatura incrociata. Le finiture metalliche sono riscaldate dal parquet del foyer, realizzato con grandi doghe di rovere massello, e dal controsoffitto in tessuto, appositamente studiato per le performance acustiche e di flessibilità manutentiva.

Intervista a cura di PPAN

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