Pesaro città della cultura. I progetti dello studio Startt
Francesca Fradelloni, PPAN
20. luglio 2024
STARTT, FLEXI. Ridotto del Teatro Rossini di Pesaro. Foto:Alessandro Penso, courtesy of STARTT
Il palcoscenico non è solo un mondo, ma sono tanti. E non sono mondi della realtà. Ci sono alberi di cartone, palazzi di tela, cieli di cartapesta, diamanti di vetro, oro di carta stagnola, i trucchi sulla faccia, un sole che esce da sotto terra. Ma è il paese del vero: ci sono cuori umani dietro le quinte, cuori umani nella sala, cuori umani sul palco – diceva Victor Hugo – e uomini che lo progettano, lo pensano. Così come gli architetti dello studio Startt che per il Teatro Rossini di Pesaro hanno realizzato Flexi, uno spazio dinamico riconfigurabile per le arti performative, la musica, la prosa, il teatro-danza, gli eventi associativi e politici.
Accanto alla grande sala storica di uno dei più celebri teatri all’italiana lo studio Startt si è concentrato su una porzione, al piano primo dell’avancorpo del teatro, progettato come ampliamento nel 1934 dopo i terremoti del 1916 e del 1930 e pesantemente rimaneggiato agli inizi del 2000, all’interno della Sala della Repubblica. Qui, in adiacenza al terzo ordine di palchi del teatro, la spazio era segnato dalla presenza di due pilastri centrali e organizzato su tre diverse quote. Gli architetti hanno trasformato il volume a partire dalla ridefinizione strutturale che ha consentito la rimozione dei pilastri e la realizzazione di un secondo spazio scenico, accessibile e flessibile. Una frazione della fabbrica storica, collocata in asse e contigua alla sala del teatro dell’opera, è stata così modificata con un intervento contemporaneo, dove la distinzione tra il pubblico e la rappresentazione scompare e tutto diventa spazio performativo.
STARTT, FLEXI. Ridotto del Teatro Rossini di Pesaro. Foto:Alessandro Penso, courtesy of STARTT
Ma ciò che definisce lo spazio di Flexi, dando luogo a mutevoli configurazioni, è il sistema per lo scorrimento di un doppio strato di pareti tessili lungo un binario appeso al soffitto, dove alloggia un graticciato teatrale. Le tende possono chiudere o aprire lo spazio a seconda delle necessità, con la possibilità di dialogare con il partito architettonico ritrovato degli anni Trenta. Questa soluzione controlla ulteriormente l’isolamento della sala e le necessità di rifrazione o assorbimento acustico a seconda degli eventi ospitati, che possono svolgersi contemporaneamente nella sala storica e nel nuovo Ridotto. Con lo stratagemma della parete tessile mobile l’ambiente racchiuso può ospitare 150 posti a sedere. Il pavimento è realizzato in legno di pino dipinto di nero su impalcato di magatelli. Nel teatro-danza non c’è distinzione tra spazio del pubblico e spazio della performance. Qui tutto è palco, il recinto dell’esibizione è definito dalle tende mobili che determinano un ambiente intimo per lo spettacolo.
Il progetto per il nuovo Ridotto del Teatro Rossini, segue quello che lo studio Startt ha completato poco più di un anno fa per l’allestimento del Museo archeologico Oliveriano al piano terreno di Palazzo Almerici, concepito a partire da una riflessione sul frammento ispirata dall’opera di Jannis Kounellis.
STARTT, Museo Archeologico Oliveriano ©Paolo Semprucci
«Spesso si pensa agli edifici storici come contenitori da riempire – aveva raccontato l’architetto Simone Capra, co-fondatore dello studio, durante la presentazione del lavoro fatto al Museo archeologico – ma l’obiettivo è invece quello di creare degli spazi integrati con tante funzioni, allo stesso tempo con il racconto del passato e della storia che ha attraversato la città».
Entrambi gli interventi sono stati realizzati per Pesaro Capitale della Cultura 2024. Startt è, inoltre, impegnato sulla città con il progetto di recupero del quadrante Nord-Ovest del centro storico, disegnato in occasione di una delle prime misure del Pnrr, in particolare per il programma Pinqua (Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare), selezionato dall’alta commissione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti come uno degli undici progetti meritevoli. Questo progetto recupera e rinnova dopo un lungo silenzio di cinquant’anni le premesse del gruppo Iuav di Carlo Aymonino per il recupero del centro storico della città marchigiana.