In campo grandi studi come Snøhetta, ma anche talenti come i cinesi Unarchitecte

Luigi Serboli, BT Architetti, ASPRO Studio e LOT-EK sono gli italiani in corsa per l’Archmarathon

Paola Pierotti, PPAN
18. marzo 2019
Drivelines studio, comparto residenziale a Johannesburg, South Africa, progetto di Lot-Ek

Di Paola Pierotti, PPAN

Quattro selezionati sono studi italiani: i bresciani Aa-ls Luigi Serboli architetti, BT Architetti di Aversa, Aspro Studio di Vicenza e gli italiani all’estero LOT-EK. Per le categorie retrofitting, commercial/retail e mixed use, la commissione composta da Luca Molinari, Matteo Fantoni e Marzia Farandaha selezionato quindi delle opere made by italians. Accanto a loro grandi nomi dell’architettura internazionale come Snøhetta (ospedali) piuttosto che Kaan Architecten (luoghi di culto), ma anche talenti internazionali come gli indiani SpaceMatters (arte e cultura) o i giovanissimi cinesi dello studio Unarchitecte (scuola).

Aa Is, Luigi Serboli. © Luigi Serboli

Il progetto di Aa-ls Luigi Serboli architetti con Pierangelo Scaroni, per il riutilizzo funzionale dello stabilimento ex Almag a Lumezzane, in provincia di Brescia, è stato scelto per la sezione retrofitting. Committente è la società Hug spa. Un anno di lavori per rigenerare la fabbrica Almag, con lo scopo di adeguare il vecchio impianto industriale (8mila mq di superficie) ai nuovi bisogni dettati dalla produzione. “Il progetto – raccontano dallo studio – interviene sui prospetti rivolti verso il fondo valle e mira ad un organismo semplice nelle geometrie, ma mutevole e cangiante”. Il coronamento è pensato in policarbonato alveolare, la fascia intermedia è in lamiera di acciaio anodizzata mentre il basamento è rivestito in mattoni di cemento fresato. Il nuovo edificio, grazie alle proprietà geometriche e fisiche dei materiali che lo compongono, cerca di fare propri e contemporaneamente riflettere, le condizioni meteorologiche i colori della natura, oltre al variare delle stagioni. Ecco che, reagendo al contorno l'intervento diminuisce l'altezza percepita del volume esistente. “La ridefinizione del patrimonio industriale – ha dichiarato la giuria Archmarathon - è uno dei problemi più difficili da affrontare nei nostri paesaggi contemporanei e questo progetto mostra una chiara sensibilità nel generare un buon esempio in ciò che dovrebbe essere fatto in aree così delicate”. 

©bt architetti

Se i campani BT Architetti con il progetto Lampi surrealisti nel centro di Napoli, si sono affermati per la categoria commercial/retail, lo studio LOT-EK, con sede a New York e a Napoli, si è distinto tra le architetture mixed use in gara per Archmarathon con Drivelines Studios, nel distretto di Maboneng a Johannesburg. Negozi al piano terra e appartamenti monolocali - di dimensioni variabili tra i 40 ei 60 metri quadrati - ai piani successivi; case che comprendono uno spazio esterno privato lungo le passerelle che si affacciano tutte sul cortile interno. LOT-EK è stato incaricato da Propertuity di progettare un edificio dal vivo, trasformando, proprio grazie a questo intervento, il cuore del distretto anche in un centro ricreativo, culturale e commerciale. LOT-EK, già noto per l'impegno nei confronti della trasformabilità in architettura e per il superamento dei confini tra arte, architettura e intrattenimento, ha usato dei container riciclati, organizzati in una planimetria a V che ricrea al centro un cortile di pianta triangolare con piscina e solarium. Il progetto dice la giuria “mostra la forza del design contemporaneo nell'offrire ad una comunità urbana un punto di riferimento, creando tra l’altro uno spazio confortevole per le attività della vita quotidiana”.

Aspro Studio, fondato da Claudio Bertorelli nel 2003, con sede a Vicenza, è stato scelto a pari merito per la categoria sport con il Comprensorio sciistico Arabba. «Il comprensorio rappresenta la necessità di pensare a una strategia globale che mescoli paesaggio contemporaneo, consapevolezza sociale e sensibilità progettuale per produrre nuovi spazi per il cambiamento del mix della comunità montana», il commento della giuria.

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