Nel Comune di Russi, il nuovo polo per la produzione di energia da fonti rinnovabili

Architettura e paesaggio nella centrale green firmata da Giovanni Vaccarini

Paola Pierotti, PPAN
22. gennaio 2019
Render per cortesia di Giovanni Vaccarini

Un progetto nato circa dieci anni fa per un’operazione a scala territoriale con un impianto che copre un’area di circa 16mila mq. 
Per la riconversione dell’ex stabilimento Eridania il team di progettazione ha sviluppato il design dell’involucro delle volumetrie principali (la caldaia a biomasse e il modulo biogas), oltre all’intero sistema di definizione dei bordi del complesso, con dispositivi di mitigazione ambientale e paesaggistica. Una sfida per l’architettura che si trova a dialogare con temi industriali a carattere prettamente ingegneristico, una storia che richiama l’impegno profuso nella realizzazione delle architetture industriali del dopoguerra e che tenta di fare innovazione dopo che per anni la prefabbricazione pesante ha troppo spesso banalizzato il tema, riducendolo ad anonimi box.  

Particolare della copertura e della struttura della torre. Foto: cortesia di Giovanni Vaccarini

Ingegneria, architettura, paesaggio. «L’idea iniziale - racconta il progettista - è stata quella di costruire una sorta di bastione verde che cingesse tutta l’area». Una soluzione studiata per risolvere il tema della recinzione (che in un intervento industriale così esteso rischiava di tradursi in un banale esito funzionale); per costituire una protezione fisica; per diventare l’argomento compositivo principale di raccordo tra la campagna e la parte costruita. «Un nastro verde - spiega Vaccarini - che culmina con la testata su via Carrarone modellando una sorta di collina, che ospita al suo interno le officine e i magazzini interrati, da cui si staglia l’edificio principale, lungo quasi 100 metri e che raggiunge i 50 metri di altezza».

Particolare della copertura. Foto: cortesia di Giovanni Vaccarini

L’impianto è stato concepito dai promotori (SECI ed Enel Green Power) per bruciare soltanto biomasse e legna e questa sarà anche la mission dei nuovi azionisti (F2i Sgr, Fondo Italiano per le Infrastrutture, spa controllata dal Ministero dell’Economia e partecipata da Cdp, Unicredit e Intesa Sampaolo).
 
Per dare corpo al progetto lo studio ha lavorato sulla scomposizione percettiva di un volume che ha una scala ciclopica, se confrontato con il paesaggio agrario circostante. «Abbiamo lavorato con un dispositivo compositivo che si ispira alla tecnica artistica del camouflage, usata anche in ambito militare per il camuffamento navale. I volumi – precisa l‘architetto – vengono scomposti secondo una superficie poliedrica le cui facce hanno geometrie e tessiture differenti le une alle altre».
 
L’involucro esterno è rivestito in legno, un materiale mutuato dalle costruzioni rurali locali, ma, anche il materiale simbolo della centrale a biomassa. Il combustibile infatti è il cippato di pioppo coltivato in regione e residui di potatura agricola. 
 

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