Il dibattito sul futuro dell’architettura in occasione della presentazione dell’ultimo report Guamari
Multidisciplinarietà e programmazione. La sfida della progettazione oltre il Pnrr
Un anno che fotografa un settore che ha beneficiato dei fondi del Pnrr e del Superbonus, ma che inizia a porsi quesiti per il futuro e chiede programmazione. Questi i temi trattati durante la presentazione, presso la sede romana di Ance, del report 2024 on the italian architecture, engineering and construction industry, curato da Guamari. Quest’anno sale al primo posto Progetto Cmr international, seguito da Lombardini22, Acpv Architects, Ati Project, Renzo Piano Building Workshop e Starching.
La multidisciplinarietà del mondo della progettazione si realizza attraverso l'integrazione di competenze diverse, per affrontare in modo più efficace le sfide sempre più complesse legate alle trasformazioni dell’ambiente costruito, all’insegna della sostenibilità. Un nuovo modello collaborativo in cui ciascun settore apporta il proprio contributo. «La multidisciplinarietà nella progettazione oggi non è una scelta, ma una questione di sopravvivenza - dichiara Francesca Federzoni, presidente di Politecnica - chi progetta oggi si trova di fronte a una serie di richieste, competenze e responsabilità che non sono strettamente legate alle figure professionali classiche, quali architetti e ingegneri. Le società di progettazione sono chiamate a coprire tutte le zone grigie, non solo a livello tecnico ma anche sociale. Oggi i team devono sviluppare competenze capaci di influire non solo sulla parte progettuale ma anche sociale, economica e di comunicazione del progetto». Competenze multidisciplinari, in continua evoluzione, come sottolinea Nicola Martinelli, fondatore e presidente di eFm: «Oggi la sfida di tutte le imprese è di trovare e attrarre le risorse umane. Siamo agli albori della terza rivoluzione digitale, ed è una sfida enorme per tutto il nostro settore, consapevoli che nei prossimi anni le trasformazioni saranno velocissime». Gli fa eco Giorgio Lupoi, presidente Oice, che sottolinea come il rapporto tra edilizia, architetti e ingegneria stia cambiando positivamente negli anni: «Oggi c’è sempre meno distanza tra costruttori e progettisti, le complessità delle sfide del futuro si affronteranno adeguatamente solo se saremo coesi».
Se i fondi del Pnrr hanno portato maggiore attenzione sulle opere infrastrutturali, restano tantissime opere in cantiere per i prossimi anni. «La frammentazione del nostro settore nasce da alcune politiche errate e il sistema Paese ha assistito poco le nostre imprese, molto spesso troppo piccole – afferma Gianfranco Simonetto, presidente del gruppo Icm - il Pnrr è stata una occasione storica per rafforzare le imprese italiane, per dare loro maggiore solidità. Ci sono stati effetti distorsivi, dovuti agli investimenti arrivati in tempi limitati, e ciò ha provocato tensione nel mercato da parte di fornitori e subappaltatori per il rincaro delle materie prime, oltre alla questione delle competenze e della forza lavoro sui cantieri.
La pianificazione come base per il post Pnrr. Se il settore oggi registra numeri ancora positivi, lo scenario del post Superbonus e Pnrr non lascia tranquilli gli operatori, che lamentano ancora poca visione nelle scelte politiche. «I dati dei bilanci degli ultimi anni dimostrano una grande ripresa per le imprese edili, dopo la grande crisi dal 2008 al 2020», sottolinea Federica Brancaccio, presidente Ance. «Per questo il nostro dovere è occuparci di chiedere una stabilità post Pnrr, visto che stiamo notando una scarsa programmazione per i prossimi anni». Sulla stessa linea Fabrizio Di Amato, fondatore e presidente di Maire: «Solo con una prospettiva di stabilità le imprese continueranno a sopravvivere, completando ciò che il Pnrr ha iniziato e investendo sulle opere piccole e medie, e sulle città. I soldi pubblici non saranno mai abbastanza per fare tutto quello che serve. Per questo la rigenerazione urbana dovrà dare delle prospettive serie per gli investimenti privati». Segue Federico Ghella, vicepresidente di Ghella spa. «L’Italia è un mercato importante specialmente negli ultimi anni, anche se siamo in ritardo rispetto alle tempistiche delle opere legate al Pnrr - racconta il professionista rappresentante della giovane generazione dell’impresa di famiglia - per il futuro sicuramente la parola chiave è programmazione. Il rischio è che le poche risorse post Pnrr porteranno ad un brusco risveglio con livelli di attività molto più bassi rispetto ad oggi. Negli ultimi anni in Italia si sono sviluppate notevoli competenze che non possono essere disperse.
Dove si posiziona l’architettura. Da anni la presentazione del report Guamari è l’occasione per rispondere ad una crisi identitaria di difficile lettura. Tra le tante società di progettazione integrata e riguardanti il più ampio spettro delle ingegnerie che oggi mostrano competenze anche nell’architettura, i confini sono liquidi. Rimane l’interrogativo su quali siano le quote di mercato che rimangono destinate all’architettura pura. Una possibile risposta arriva da Daniele Rangone, co-founder di Settanta7, studio cresciuto esponenzialmente a livello di fatturato (più di 10 milioni di euro nel 2023 rispetto ai 3 del precedente anno) grazie alla progettazione di opere pubbliche, in particolar modo di scuole. «Abbiamo utilizzato il concorso per accedere in modo strategico al mercato - afferma Rangone - perché forse è uno dei pochi elementi in Italia che consente di operare sulla larga scala. Il tutto aggiungendo valore all'architettura, nel senso di sperimentazione continua. La nostra sfida è riuscire ad abbinare la teoria a una concretezza reale, ad esempio lavorando strettamente col mondo delle imprese». Un esempio in questo senso è il progetto ReStart Scampia a Napoli, che prevede la demolizione della Vela gialla e della Vela rossa, la riqualificazione della Vela celeste, e la costruzione di 433 nuovi alloggi autosufficienti dal punto di vista energetico grazie ai fondi del Pnrr. Una storia di successo, inedita se si pensa alla diffusa reticenza a lavorare con progetti pubblici, spesso a causa delle tempistiche poco certe. Su questo passaggio è chiara Emanuela Valle, cofondatrice dello Studio Valle 3.0. «Nelle opere pubbliche le tempistiche sono il vero problema. Per questo il Pnrr è stata una boccata d’ossigeno, perché aveva delle tempistiche quantomeno certe. Il concorso è lo strumento per sperimentare, per dare voce all’architettura. A questo punto ci si augura che dopo il Pnrr tornino i concorsi», conclude la Valle.