All’edizione numero 19 della Mostra, orfana del Padiglione centrale, la città sarà trasformata in un laboratorio diffuso
L’architettura di nuovo al centro, alla Biennale di Venezia firmata Ratti si parlerà di Intelligens
Francesca Fradelloni, PPAN
13. maggio 2024
Padiglione Centrale, Giardini-Photo by Francesco Galli
«Lo spazio non è un dove, ma un come», spiega il presidente della Biennale di Venezia Pietrangelo Buttafuoco durante la presentazione dell’edizione dedicata all’architettura del 2025. Che lo spazio sia la grande ossessione dal XX secolo in poi, non bisogna scomodare Foucault per averne conferma. E in questa edizione molto attesa, la forza del luogo architettonico è fondamentale, nella costruzione dell’immaginario e del pensiero. Nella diciannovesima Mostra Internazionale di Architettura curata da Carlo Ratti, in programma fino al 25 novembre 2025 ai Giardini, all’Arsenale e in vari luoghi di Venezia, la conoscenza posta al di sopra del singolo, mai impersonale, ma sociale, diventa per Ratti il tema e la sua firma curatoriale: “Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva”.
Invocando la comune origine latina delle due lingue (italiano e inglese), l’architetto indica anche un’espansione delle associazioni di significato. Da intelligens deriva il moderno “intelligenza”, tradotta a parte, la sillaba finale, gens, significa “gente, persone”. Emerge, in questo modo, un’immaginaria radice alternativa, che suggerisce un futuro dell'intelligenza più multiplo e inclusivo, che sfugga ai limiti eccessivi dell’odierna focalizzazione sull’Intelligenza artificiale. Dalla Biennale delle voci che la maggior parte del mondo dell’architettura non aveva mai sentito, quella dell’Africa e delle risorse scippate di Lesley Lokko, oggi si ritorna al segno e al suo significato all’interno dell'ambiente costruito e alle numerose discipline che gli danno forma. «L'architettura è al centro di esse – afferma il curatore – ma non da sola: fa parte di una compagine estesa che deve integrare arte, ingegneria, biologia, scienza dei dati, scienze sociali e politiche, scienze planetarie e altre discipline, collegando ciascuna di esse alla materialità dello spazio urbano».
Corderie 2-Giulio Squillacciotti - Courtesy La Biennale di Venezia
L'ambiente costruito è tra i maggiori responsabili delle emissioni atmosferiche. In questo senso, all’architettura si può imputare gran parte del degrado ambientale del nostro pianeta. Di fronte all’accelerazione della crisi climatica, dobbiamo rassegnarci a questo ruolo, o siamo ancora in grado di offrire soluzioni, sostanziali e non cosmetiche, efficaci e rapide da realizzare?
«La Mostra proverà a tracciare nuove rotte per il futuro, suggerendo un ventaglio di soluzioni ai problemi più pressanti del presente. Metterà insieme una raccolta di proposte progettuali sperimentali, ispirate da una definizione di “intelligenza” quale capacità di adattarsi all'ambiente a partire da un bagaglio di risorse, conoscenze o potere limitati. Oggetti, edifici e piani urbani saranno disposti lungo l'asse di un'intelligenza multipla e diffusa - naturale, artificiale, collettiva. Alcune idee saranno destinate a fallire. Ma altre potranno indicarci percorsi promettenti. La Mostra immagina gli architetti come “agenti mutàgeni”, capaci di innescare processi evolutivi e dirigerli in nuove direzioni. Imparando da molteplici discipline scientifiche e avanzando per prova ed errore, questa mostra punta ad accelerare la trasformazione del presente, alla ricerca di futuri migliori», conclude Ratti.
Quattro i pilastri metodologici: la transdisciplinarità, il laboratorio vivente, la raccolta di idee e il protocollo di circolarità.
Gaggiandre-Photo by Andrea Avezzù-Courtesy of La Biennale di Venezia
Nel primo, i progetti architettonici promuoveranno collaborazioni tra professionisti diversi, con l'obiettivo, ovunque possibile, di far progredire la conoscenza scientifica. L’aspetto laboratoriale si declina, invece, con una serie di progetti speciali. Infatti, nel 2025, il Padiglione centrale ai Giardini sarà in fase di ristrutturazione. Sarà pertanto sostituito da eventi capaci di trasformare porzioni di Venezia e le aree esterne delle sedi di Mostra della Biennale in Living lab, dove far convergere forme di intelligenza molteplici. Come terzo punto l’approccio collaborativo che diventa fondamentale alla progettazione, a maggior ragione in un momento di crisi. Il 7 maggio 2024 il sito web della Biennale apre uno spazio per la raccolta di idee per ampliare l'eterogeneità di voci, visioni e suggerimenti. Infine, la Mostra si propone di raggiungere obiettivi particolarmente ambiziosi tramite l’elaborazione di un Manifesto della circolarità, dove verranno definite precise linee guida, delineando un nuovo standard per future manifestazioni culturali.
Gaggiandre-Photo by Andrea Avezzu-Courtesy of La Biennale di Venezia
Come novità finale: il tema unico. Con lo scopo di reintrodurre tra i Padiglioni nazionali un grado di coordinamento e coerenza con il tema della Mostra internazionale principale, il curatore incoraggia i Paesi partecipanti ad affrontare il tema comune “Un luogo, una soluzione”, «per mettere in luce – chiarisce Ratti – in quali modi l’ingegno umano possa fornire risposte alla sfida chiave del nostro tempo: una sfida che può essere affrontata soltanto in modo collaborativo, mediante una pluralità di approcci diversi. Invitiamo tutti i Paesi a condividere casi di successo: insieme, essi andranno a comporre una “cassetta degli attrezzi” per un futuro migliore».