Dalla Biennale di Venezia alla Triennale di Milano: l’architettura protagonista della primavera italiana

Chiara Brivio, PPAN | 17. marzo 2025
Gaggiandre-Photo by Andrea Avezzù - ©Courtesy of La Biennale di Venezia

La Biennale di Carlo Ratti aprirà i battenti il 10 maggio. Dal titolo Intelligens. Natural. Artificial. Collective.la mostra è stata descritta dal curatore come un laboratorio dinamico e interdisciplinare, basato sulla collaborazione di premi Nobel, premi Pritzker, ex curatori della Mostra, con architetti, ingegneri, artisti, matematici e scienziati del clima, ma anche filosofi, cuochi, scrittori e intagliatori. Record di partecipazioni – oltre 750 da 66 Paesi –, con quattro new entry: Repubblica dell’Azerbaijan, Sultanato dell’Oman, Qatar e Togo. Diverse anche le tematiche che i partecipanti declineranno, una sopra tutte il cambiamento climatico e l’ “adattamento” che l’umanità, ma soprattutto l’architettura, dovranno affrontare per sopravvivere agli effetti del surriscaldamento globale. «La Mostra di quest’anno invita diversi tipi di intelligenza a lavorare insieme per ripensare l’ambiente costruito» ha detto Ratti.

Tutto questo a partire da Venezia, città “fragile” per eccellenza, che diventerà essa stessa laboratorio concreto di incontri e collaborazioni, anche in maniera diffusa nella città. 

Tre i percorsi tematici per i visitatori alle Corderie dell’Arsenale: Natural Intelligence, Artificial Intelligence e Collective Intelligence, con le prime due dedicate a demografia e cambiamento climatico. Nella sezione Collective Intelligence, si parlerà invece di architettura “vivente”. Numerose anche le collaborazioni: dalla rete delle città C40 alla Cop30 delle Nazioni Unite a Belem, fino alla Baukultur Alliance di Davos e al Soft Power Club, tra gli altri.

Padiglione Centrale, Photo by Francesco Galli, ©Courtesy of La Biennale di Venezia

Ed è Guendalina Salimei la curatrice del progetto espositivo del Padiglione Italia alla Biennale, intitolato TERRÆ AQUÆ. L’Italia e l’intelligenza del mare”. Scelta tra una rosa di tre finalisti dal ministro della Cultura Alessandro Giuli lo scorso ottobre (nella terna anche Cherubino Gambardella e il gruppo curatoriale Habitus), l’architetta ha spiegato che l’idea fondante del progetto «è quella di guardare l’Italia dal mare, di adottare una prospettiva diversa, e di ripensare questo confine tra terra e acqua come un sistema integrato. Un’integrazione tra architettura, infrastrutture e paesaggio». Al centro il concetto di confine (limes), come luogo di sperimentazione dove i diversi «oggetti» presenti sulle nostre coste e litorali possono essere ripensati e «reinventati». Spazio quindi, presumibilmente nell’allestimento, alla valorizzazione del patrimonio esistente e dei territori, al riuso, alla riflessione anche sugli spazi abbandonati del Paese (come i waterfront e le aree di archeologia industriale).

 

E quest’anno la novità è un fil rouge che lega la Biennale di Ratti e la Triennale di Stefano Boeri, dedicata al tema delle disuguaglianze nel mondo contemporaneo. Aprirà infatti il 13 maggio a Milano, solo tre giorni dopo l’inaugurazione della mostra a Venezia, Inequalities. Un altro progetto corale, polifonico, che coinvolgerà i grandi nomi della scena artistica e culturale internazionale. Si andrà da Norman Foster, a Beatriz Colomina, storica dell’architettura alla Princeton University, da Hans Ulrich Obrist, direttore delle Serpentine Galleries di Londra a Theaster Gates, artista interdisciplinare che unisce pratica sociale, performance e scultura. Tra gli architetti, Kazuyo Sejima, Alejandro Aravena, Elizabeth Diller (orfana di Ricardo Scofidio, recentemente scomparso), e Boonserm Premthada. Per Stefano Boeri, presidente di Triennale Milano e commissario generale della 24ª Esposizione internazionale: «dentro le sale della nostra Triennale, per sei mesi, parleremo di diseguaglianze. Lo faremo parlando di città e spazi, ma anche di corpi e vite. Lo faremo raccontando di come le diseguaglianze – quelle con cui nasciamo e quelle che incontriamo o addirittura creiamo nel corso del tempo – agiscano sulle aspettative di vita e di salute di ciascuno di noi»

Studio Anna Heringer, Dipdii Textiles, Embroidery Masterplan. Photo by Günter König

Infine, il Salone del Mobile di Milano, giunto quest’anno alla 63esima edizione, che si terrà negli spazi della fiera di Rho dall’8 al 13 aprile. Oltre 2mila gli espositori (38% dall’estero) e 148 brand tra debutti e ritorni, nei quasi 170mila metri quadri di spazi espositivi. Un fatturato complessivo delle aziende e dei marchi che parteciperanno che supera i nove milioni di euro, pari al 34% del fatturato dell’intero macro-sistema arredo nazionale (oltre 21mila aziende), che posiziona il Salone come un ecosistema che «sostiene la crescita, promuovendo un modello di impresa, innovativo, sostenibile, orientato al futuro» si legge in una nota degli organizzatori. Come di consueto, l’esposizione sarà accompagnata da un fitto programma di incontri ed eventi per il FuoriSalone, che si terranno in tutta la città di Milano e nell’hinterland.

Essential Homes Research Project | © Pablo Gómez-Ogando, courtesy of the Norman Foster Foundation

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