Concluso ad Abu Dhabi il progetto per il Center for Cyber Security del campus della Nyu

Dalla Toscana agli Emirati, andata e ritorno per nEmoGruppo

Chiara Brivio, PPAN
8. March 2021
Dipartimento cyber security nel campo della Nyu ad Abu Dhabi. Foto di nEmoGruppo

Oltre 1.000 mq di superficie per un dipartimento dell’università che si occupa esclusivamente di ricerca in campo tecnologico – si conducono esperimenti, per esempio, sulle sincronie dei semafori all’interno delle città, oppure sui dati sensibili trasmessi dalle infrastrutture o ancora con componentistiche elettroniche – e dove nEmoGruppo ha dovuto adottare strategie architettoniche e di design che potessero adattarsi alle esigenze dei ricercatori che poi avrebbero utilizzato questi spazi. «In questo caso la sfida è stata quella di inserire il progetto all’interno di un’università con un’identità già consolidata – racconta Alessandra Barilaro, socia dello studio e capo-progetto ad Abu Dhabi –. Per il dipartimento, abbiamo progettato postazioni in cui si può lavorare da soli ma anche stazioni per lavorare in team, con delle televisioni direttamente collegate dal tavolo e dal desk» spiega ancora. Ma i dettagli più interessanti del progetto di interior riguardano l’utilizzo di vernici scrivibili e gli angoli laterali dei volumi di metallo o di legno, rivestiti in vetro, che sembrano delle lavagne, e che sono onnipresenti, per dare la possibilità ai ricercatori, durante le sessioni di brainstorming, di scrivere ovunque. «Avevano bisogno di questi supporti – aggiunge Barilaro – ma non potevamo riempire tutto lo spazio di lavagne. Quindi abbiamo progettato i fianchi dei container e dei mobili come se fossero pareti scrivibili».

Dipartimento cyber security nel campo della Nyu ad Abu Dhabi. Foto di nEmoGruppo

Un intervento che non ha risentito di particolari ritardi dovuti alla crisi pandemica. «La fase progettuale risale al 2019, come pure l’apertura del cantiere. Quando è scoppiata la crisi sanitaria oramai i lavori erano in chiusura, a febbraio dell’anno scorso stavano già cablando la parte elettrica». Allo scoppio della pandemia è stato chiuso tutto, ma si è riusciti ad ogni modo ad aprire, seppur senza inaugurare, un paio di mesi fa. 

Ma come ha fatto un piccolo studio italiano, che in totale a Firenze conta circa 10 professionisti (20, se si contano anche gli architetti della società partner M+N Architecture), ad arrivare a progettare per la Nyu ad Abu Dhabi? «Circa 10 anni fa un nostro socio ha aperto una sede ad Abu Dhabi, diventandone general manager, e da lì abbiamo iniziato a partecipare a molte gare, e a vincerle» spiega l’architetta. Sono però competizioni molto diverse rispetto a quelle in Italia. «I committenti invitano a fare delle offerte economiche, sulla base anche del curriculum. Noi non siamo comunque tra gli studi che costano meno, perché che siamo europei. Gli studi cinesi o indiani, per esempio, sono più concorrenziali». Quale, quindi, il plus? La qualità del ‘made in Italy’, sempre molto apprezzata in Medio Oriente, e la vittoria di diversi riconoscimenti, che hanno permesso allo studio di farsi un nome. «Abbiamo avuto la fortuna che un nostro progetto vincesse dei premi che hanno avuto poi molta risonanza mediatica. Erano 1.500 mq di uffici al sesto piano di un grande edificio – continua –. Da lì, le altre società che avevano le sedi nello stesso building ci hanno chiamato, tutte con richieste diverse, e così ne abbiamo realizzati altri cinque». Dal minimal allo stile creativo ‘à la Google’, spiega ancora, il team italiano ha saputo rispondere alle esigenze precise di ciascuna committenza. Oltre a questo, le varie uscite sulle riviste specializzate, molto ambite negli Emirati, hanno contribuito al successo dello studio. 

Siena Ato. Render di nEmoGruppo

La situazione del mercato adesso? «Si lavora, loro cercano idee, vogliono qualcosa sempre di più grande, più bello, più lussuoso. Sono appassionati della creatività italiana, questo gioca forza per noi. L’italiano è sicuramente un creativo apprezzato».

Seppur NEmoGruppo sia uno studio che si è specializzato soprattutto negli interior e nell’ambito dell’exhibition design, le condizioni dettate dalla crisi hanno spinto gli architetti toscani sulla via dei concorsi di progettazione, che ha fatto maturare recentemente un primo premio con la gara per gli uffici della Ato rifiuti Toscana Sud, a Siena. Quattrocento mq di superficie dove verranno inseriti anche elementi di biofilia, per ridurre l’inquinamento indoor, un nuovo tema su cui lo studio sta portando avanti alcune ricerche. «Abbiamo vinto sulla base del nostro curriculum, anche se la nostra offerta economica non era la più vantaggiosa. Finalmente anche in Italia, un segnale» conclude Barilaro.

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