Serve una normativa di riferimento per il calcolo strutturale

Nuove tecniche costruttive per la sostenibilità. Cardenas spiega il perché del bambù

Francesca Fradelloni, PPAN
21. Februar 2022
Bamboo Eye Pavilion, progetto di Mauricio Cardenas
Bamboo Eye Pavilion,  progetto di Mauricio Cardenas

«Il mio punto di partenza è la fascia tropicale, dove sono nato e dove si trovano 1500 specie di bambù», precisa. Un materiale povero e pronto all’utilizzo per la costruzione: dalla foresta al cantiere, questa è una delle sue potenzialità. «Quando sono arrivato in Italia ho avuto un’importante opportunità di lavoro con Renzo Piano e poi con Arup. Da questa esperienza ho imparato tanto. Osservando da vicino il lavoro di squadra di ingegneri e maestranze, sono entrato in contatto con il metodo di costruzione europeo, il più diffuso, che si sostiene su calcestruzzo, acciaio e vetro. Mi sono quindi posto una domanda: si può costruire in modo più sostenibile?». Da qui il “metodo Cardenas”: il bootech, una tecnica di costruzione che combina il bambù, chiamato acciaio vegetale, con la tecnologia dei giunti a secco in acciaio.

Dettagli del Bamboo Eye Pavilion,  progetto di Mauricio Cardenas

Molto di più di una visione esotica e anche se distante dall’architettura italiana, Cardenas ha trovato proprio qui il linguaggio giusto. «Gio Ponti nel libro Amate l’architettura ha scritto: “tutte le materie sono contemporanee se utilizzate con gusto e in modo contemporaneo”. Allora ho iniziato a lavorare in modo contemporaneo e ho sviluppato grazie al bambù nuovi temi di costruzione, mettendo insieme la tecnologia dei sistemi a secco, tipici dei sistemi contemporanei, perché sostenibile dovesse essere anche il processo». I punti di forza del bambù sono numerosi e con un futuro glorioso: il suo ciclo di crescita è di quattro anni, la sua capacità di assorbire anidride carbonica è perfino maggiore degli alberi, è di facile reperibilità e lavorazione, infine è leggerissimo e resistente, paragonabile alla fibra di carbonio. Grazie alle innovative metodologie di trattamento è stato possibile aumentare la vita utile degli edifici, sviluppando così nuove tipologie di manufatti e un vocabolario in continuo miglioramento verso un’architettura espressiva e accogliente.

In un contesto politico dove si sta cercando di riprendere un dialogo con la natura e di trovare una ricetta per le sfide sociali e la richiesta sempre più insistente nelle città di una progettazione a misura d’uomo, l’architettura in bambù sembra il linguaggio giusto. 

Ci sono però ancora delle limitazioni che non lo fanno essere un linguaggio così diffuso. «C’entra la normativa, siamo indietro rispetto ad altri materiali. La normativa è il riferimento per il calcolo strutturale e in questo momento non ci sono dei riferimenti di legge, tutto è più complicato, dunque costoso», precisa l’architetto italo-colombiano. Ma la sintonia con l’ambiente, le necessarie relazioni multidisciplinari che si creano, quando si ha a che fare con il bambù, sono uniche e con un rapporto stretto con la natura speciale, fondamentale per garantire un presente più green. 


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